mercoledì 8 luglio 2009

Le matite colorate



Quando i miei nipotini prendono i pastelli per i loro capolavori, li sparpagliano disordinatamente tutti sul tavolo, poi finito i loro lavoretti li ripongono in un contenitore. Osservando quel vaso pieno di matite colorate, mi affiora alla mente un brutto ricordo che credevo dimenticato. Ai tempi della scuola, quand'ero in collegio, ogniuno di noi scolare aveva il suo corredo di cancelleria. Una mia compagna di nome Rosa, (non dico il cognome per ovvie ragioni), possedeva un numero maggiore di pastelli, durante lo svolgimento di un compito di disegno, le aveva sul banco, io ammiravo quei magnifici colori che aveva in più e lei gentilmente mi disse: quando ti servono tinte che non hai, prendi pure le mie in prestito. Passò del tempo e un giorno mi ero fermata in aula per finire un disegno e dal momento che mi aveva dato il permesso, aprii il suo contenitore e presi quattro delle sue matite. Poco dopo passò la suora che mi invitò a scendere in cortile con le altre mie compagne, e siccome non evevo terminato il mio lavoro, riposi le sue matite provvisoriamente dentro il mio banco, pensando di avvertirla quando l'avessi vista. Lei però mi precedette e il dramma ebbe inizio quando tornammo in classe per il proseguo delle lezioni pomeridiane, Rosa all'improvviso si mise a gridare, mi hanno rubato i pastelli, prima c'erano! Era isterica, e gridava come una gallina a cui stavano tirando il collo, al che la suora intervenì dicendo: ragazze quì non siamo abituate a queste cose, quindi che saltino fuori le matite. Il terrore mi impediva di respirare, mi sentivo colpevole, e non ebbi il coraggio davanti alle mie compagne, di dire che le avevo prese in prestito io. Ero certa che non avrebbero creduto alla mia buona fede, così vigliaccamente stetti zitta. La sera prima di andare a letto, non vista misi tremante le matite in tasca, le ruppi in tanti piccoli pezzettini e le gettai nel water assicurandomi che l'acqua le portasse via. Per il pensiero non chiusi occhio tutta la notte, mi sentivo colpevole e mortificata, proprio io che odiavo la parola rubare soltanto a sentirla nominare. Certo fossi stata più grande e matura, avrei agito diversamente, magari rimettendole a posto di nascosto, ma da piccoli si agisce d'impulso e le cose sembrano più grosse di quello che effettivamente sono. Il suo grido di gallina spennata mi aveva terrorizzata e la mia proverbiale timidezza aveva fatto il resto.

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