lunedì 26 ottobre 2009

Angelo pasticcione.


Spaziando quà e là per il computer, mi sono imbattuta in una figura di Angelo custode, molto particolare, sembra proprio la mia fotocopia, esprime in pieno il mio temperamento, un po pasticcione, confidenziale, con la mia natura estroversa tendo a dar fiducia al mondo intero, sono logorroica ad oltranza, ma all'occorrenza so tacere e ascolare gli altri. Però! C'è un però, non sempre il mio carattere aperto e allegro viene recepito e quindi.....Spesso ci pesto il naso, proprio come lui. Ben venuto nel club, caro Angelo, fa male pestare il naso? Penso che dobbiamo imparare entrambi a........stare al mondo!

l'Angelo custode


Il mio pensiero è che l'Angelo custode, sia l'occhio di Dio che veglia su di noi. Solitamente cerchiamo di dare un volto umano a questi esseri soprannaturali, però con qualsiasi veste li rappresentiamo, le loro sembianze sono soltanto frutto della nostra mente. Amo pensare che ognuno di noi ha il suo Angelo personale che sta sempre vicino. La mia sorellina minore, mi ha lasciata 11 anni fa, ed io ho fatto del suo ricordo, proprio il mio Angelo custode e a lei che mi rivolgo nei momenti di sconforto, la penso sempre vicina e mi sostiene, questo mio convincimento, mi consola e conforta dal dolore per la sua mancanza terrena. Tempo fa, uscendo dal lavoro, mi resi conto che era scesa una nebbia terribile e fra l'altro era anche buio, ero semplicemente terrorizzata, cominciai a guidare con il cuore in gola, mi facevo coraggio, ma non sapevo dove andare per quanto era fitta e spessa, dentro di me cominciai a parlare con mia sorella, ti prego le dissi, guidami per arrivare a casa. Io non so cosa successe, all'improvviso mi trovai davanti un'auto, aveva i fari così chiari, che la seguii senza fatica. Quando imboccai il grande ponte sull'Adda, la nebbia all'improvviso scomparve, e persi di vista anche l'auto che mi aveva guidata fino lì. Certo è un caso che io ho associato alle mie preghiere, però mi piace immaginare che mia sorella quale angelo custode personale, mi abbia messo davanti quella macchina, per guidarmi sulla strada di casa. Lei è il mio angelo e quando ho bisogno è sempre pronta e venire in mio aiuto. Gli Angeli non importa da dove vengono e chi siano, si possono incontrare ovunque e sono certa che ci restano sempre accanto. Nella nostra vita, perchè no! Anche noi possiamo essere angeli, per aiutare a nostra volta chi ci sta vicino e ha bisogno di noi. come dire! Ad ognuno il suo angelo.

sabato 17 ottobre 2009

Lettera a mia sorella per il suo compleanno.




Il 19 ottobre sarà il tuo compleanno, come vedi non mi sono dimenticata, come potrei! Hai notato? Ho detto sarà e non sarebbe, perchè chi come te continua a vivere nel cuore di chi resta, significa che non può morire mai. Amo pensare che ti sei soltanto allontanata momentaneamente e che prima o poi ci rincontreremo. Sorella cara, giorni fa mentre spolveravo la piccola scrivania d'epoca che ti piaceva tanto, pensavo a quanto ne eri affascinata, quindi ho pensato di appoggiarci sopra la tua foto e vicino ti ho messo un mazzolino dei semplici fiori che adoravi comprare sempre quando tornavi a casa dal lavoro. Samuele il figlio di Giorgio, che se tu l'avessi conosciuto, l'avresti amato subito, giorni fa ha detto alla mamma con ingenua tenerezza: nonna tu sei anziana, quando vai in cielo, non ti vedrò più, ti posso mandare una cartolina? Mi è venuta in mente questa frase ed ho pensato che io ipoteticamente non avrei bisogno di mandarti cartoline, perchè ti sento talmente vicina che se chiudo gli occhi ho la sensazione di toccarti. Ricordi le tue torte di compleanno? Non volevi mai le candeline da spegnere e non volevi mai la foto ricordo, avevi una spece di allergia a farti immortalare ed io puntualmente e costantemente brontolavo. Ho sempre pensato che con la tua bontà e grandezza d'animo, non eri di questo mondo e non mi sbagliavo, Dio ha preferito averti per se, ma ti ha lasciata con noi giusto il tempo per apprezzare le tue qualità e imparare ad amarti. Quante cose avrei da ricordare, pensa nel mio armadio ci sono ancora i tuoi vestiti da sera, rammenti? Li usavi con tanto buon gusto ed eleganza come in una favola, dove tu eri la principessa, nelle feste danzanti a cui avevi l'obbligo di partecipare in quanto moglie del capitano, alle quali però eri felice di prendere parte.
Feste che davano su quei stupendi battelli che scivolavano silenziosamente sull'acqua di quel meraviglioso e romantico lago svizzero, che tu conoscevi benissimo, perchè quando il tuo grande amore prestava servizio, sovente lo accompagnavi in tutto l'itinerario fino alle coste francesi, per poi fare ritorno a casa insieme. Ora ancora una volta è il tuo compleanno, festeggerai lassù, spegnerai le candeline? Sono certa di no! Auguri sorellina cara, il mio amore e il mio affetto ti terranno compagnia.

martedì 13 ottobre 2009

L'amicizia che non c'è



In tutta la mia vita, ho avuto pochi amici, una scelta maturata quando mi sono resa conto che l'amicizia, come la intendo io, è un qualcosa che va al di la di ogni prospettiva. L'amicizia da colore alla vita e bisogna accettarla così come viene, prendendo atto che siamo persone "imperfette" e come tali, il rapporto amichevole bisognerebbe viverlo con sensibilità, umiltà e con un pizzico di intelligenza da usare quando nascono le incomprensioni. Perchè come dicevo prima, noi miseri mortali non essendo perfetti, possiamo qualche volta anche involontariamente sbagliare e quì subentrerebbe, la sensibilità e l'educazione. A mio avviso queste semplici regole basilari, dovrebbero esistere anche nel nuovo modo di concepire un'amicizia, cioè il virtuale. Il pericolo in questo metodo è che quando si diventa amici di qualcuno, si parla o per lo meno si scrive ci si racconta, si confidano cose anche intime a ruota libera, però poi basta un piccolo accento o una piccola virgola, per far saltare tutta l'armonia accumulata. Purtroppo non conoscendo a pelle, bisogna fidarsi del raccontare e ogni tanto succede che fra cuore, mente, coscenza e cervello, c'è qualche piccola incomprensione e ci si rende conto all'improvviso, che chi sta dall'altra parte del monitor, non lo si conosce affatto. Niente di più facile che chiarire, parlarsi, cercare di appianare tutto nel migliore dei modi. In poche parole assumersi tutte le responsabilità. Io quando penso di aver sbagliato o quando mi fanno notare che ho sbagliato, mi metto in silenzio e faccio parlare prima il mio cuore e poi interrogo la mia coscenza. se dopo questa piccola riunione con me stessa, mi rendo conto che non ho fatto nulla per cui rimproverarmi cerco di chiarire. Non sempre è facile dare ad intendere le proprie ragioni e tante volte è inutile. Trovo terribile quando si è fraintesi o si è in buona fede e non si riesce a convincere un'amico. Quindi amicizia si! Amicizia no! Meglio essere amici di se stessi, per lo meno non c'è delusione.

sabato 10 ottobre 2009

I vecchi




Alcune frasi di una vecchissima canzone di Claudio Baglioni, parlando dei vecchi, recitavano così:
i vecchi con questi figli che non chiamano mai, i vecchi che invecchiano piano,
i vecchi con le patte a volte sbottonate, i vecchi sempre tra i piedi.
I vecchi che non li vuole nessuno, i vecchi da buttare via.
I vecchi, se avessi un'auto da caricarne tanti, mi piacerebbe portarli tutti al mare.
caricarne tanti, arrotolare i pantaloni e prenderli in braccio tutti quanti.
Ecco, queste semplici frasi, vorrei farle conoscere alla superiora che gestisce l'istituto per anziani dove presta servizio in qualità d'infermiera professionale mia figlia. Si pensa che una religiosa, dovrebbe avere un occhio di riguardo, un'amore particolare per l'anziano sofferente, niente affatto. Io la ritengo arida e non degna dell'abito che porta e senza soldi non concede niente a quei poveri pansionati. Sono del parere che al tramonto della vita, abbiano tutto il diritto di vivere almeno con un briciolo di dignità. Mi fa star male pensare ad un gesto insensibile che ha avuto il coraggio di fare nei confronti di due anziani, che avevano la colpa soltanto di essere diventati amici. Lui sulla sedia a rotelle, lei una dignitosa signorina che lo accompagnava dappertutto, lo imboccava, facevano lunghe passeggiate, si raccontavano la vita passata, facevano insomma coppia fissa, senza far male a nessuno. La pia donna scandalizzata da quella amicizia pura e innocente, ha pensato bene di dividerli, sia in reparto, che al refettorio, ha fatto in modo che non si potessero più incontrare. Lui senza più stimoli si è lasciato andare, e lei peggio. Io mi chiedo, perchè? Cosa c'era di scandaloso fra due tenere persone anziane che avevano trovato uno stimolo affettuoso per andare avanti? perchè questo accanimento puritano moralista e intransigente, oserei dire cattivo, nei confronti di due anime che nel tramonto della vita si erano conosciue e volute bene. Bè! Che dire, penso che le preghiere per un buon cattolico siano doverose e sacrosante ed arrivino al cielo, però spero tanto che Dio, tenga conto anche di un'anziano che piange le sue ultime lacrime.

venerdì 2 ottobre 2009

C'era una volta un'infermiera.



Porto spesso all'ospedale la mia mamma per i vari controlli data l'età. all'entrata vado sempre su con lo sguardo fino al terzo piano, dove tanti anni fa, praticamente una vita, dietro quelle finestre c'era il reparto di medicina privato dove prestavo servizio. Era chiamato "il piano verde" quanti ricordi! Rammento che allora a condurre gli ospedali c'erano le suore che praticamente avevano in mano la gestione totale della struttura. Con le religiose non si scherzava, bisognava filare diritti e fare tutto alla perfezione. Però era come una grande famiglia. La suora diceva sempre: Assunta tu non sei fatta per questo lavoro, perchè mi affezionavo ai miei ammalati e quando qualcuno disgraziatamente se ne andava, era per me una grande tragedia e una grande sofferenza piangevo a dirotto peggio dei parenti, non sono mai riuscita ad essere staccata e professionale. Quando ero di turno, per i pasti in cucina mandava sempre me, perchè diceva: mi fido, sono certa che non toccherai niente dal carrello delle vivande, in effetti aveva ragione, non ho mai toccato nulla, anche perchè nel tragitto dalla cucina al reparto dovevo sorbirmi nell'ascensore quell'odore sgradevole di pollo lesso, con annessa pastina in brodo sistematicamente anch'essa di pollo. La suora conosceva questa mia repulsione e quindi andava sul sicuro, mentre le infermiere più anziane sull'ascensore pasteggiavano alla grande, con grande disappunto della madre. Avevo poco più di 18 anni, ricevevo fiori, cioccolatini, ed avevo le tasche sempre piene di denaro, certo non solo io ma anche le mie colleghe. Era una forma di ringraziamento dei parenti e degli ammalati. Che tempi! Quando iniziavo il primo turno cioè alle 6 del mattino, partivo da casa in bicicletta e cantavo spensierata per tutto il tragitto, mi piaceva occuparmi di chi soffriva, essere di conforto con una parola buona, un sorriso o semplicemente una carezza, le attenzioni scaldavano il cuore più di ogni altra medicina e facevano stare bene anche me. Rammento che al mio matrimonio, fra dottori e infermiere, c'era mezzo ospedale, persino le piccole damigelle, erano figlie delle mie colleghe, mancavano le lettighe e le ambulanze e saremmo stati al completo. Anche se con nostalgia ricordo con affetto quel periodo! Come sempre mi sono fatta prendere la mano nello scrivere, ma ricordare anche se triste è meraviglioso!

giovedì 1 ottobre 2009

Innamorarsi in chat.


Premetto che non voglio apparire come una cariatide e tantomeno passare per una che non ama le modernità, anche perchè se ho imparato ad usare il computer, vuol dire che nell'era moderna alla fin fine sto molto bene, ci sono soltanto alcune cose che non condivido. Prendiamo l'abitudine che si sta espandendo a macchia d'olio, di trovare l'amore attraverso le "chat". Posso capire scambiarsi pareri, consigli, raccontarsi a persone sconosciute, può essere interessante, aiuta ad allargare gli orizzonti della conoscenza attraverso il dialogo, ma cercare amore lo trovo francamente di una tristezza infinita. Con questo metodo a qualcuno può andar bene e gli altri? Forse per spirito d'avventura, o forse per paura di affrontare la realtà, o magari nascondersi dietro un monitor per costruire una falsa immagine e dare ad intendere di essere chi non si è. Comunque sia per me è molto squallido. Innamorarsi e stupendo, conoscersi a pelle, piacersi, sentire il profumo dell'altro, toccarsi, accarezzarsi, conoscersi così come siamo, senza niente che ci nasconda, specchiarsi l'uno nello sguardo dell'altro. Questo lo trovo meraviglioso e non c'è nessun computer che possa sostituire gli incontri amorosi tradizionali. Certo poi c'è il rovescio della medaglia, anche nella vita reale si prendono delle "bastonate", nondimeno è più reale che non prenderle nel virtuale. Trovo questa nuova moda demoralizzante e per certi versi anche umiliante. Conoscersi e poi trovarsi con la sorpresa e la disillusione nonchè l'amarezza di essere stati ingannati. Posso capire che la solitudine è una compagna terribile, quando non è voluta ci si sente soli e abbandonati. Ci sono invece persone che vivono in solitudine per scelta, amano se stessi e non si sentono mai soli, ma questa è tutt'altra categoria. Comunicare con l'ignoto penso sia facile, si può spaziare come meglio si crede, ma quando si fa per incontri d'amore, per me la musica cambia. L'incontro tradizionale lo trovo il più affascinante e soprattutto il più sicuro, se non altro, puoi constatare che chi hai davanti è quello che dice di essere, uomo o donna che sia e non sgradevoli sorprese che ti lascerebbero con l'amaro in bocca. Io per esperienza personale dico (magari sbagliando) che la solitudine possiamo metterci in condizione di risolverla soltanto noi stessi, perchè quando a me capita, mi sento sola anche in mezzo ad una folla, ma non cercherei mai di risolverla con delle chat che mi darebbero soltanto un'amore basato sul nulla!