martedì 21 luglio 2009
Una volta giocavamo così.
Se ai bambini moderni, si toglie la playstation nintendo e tutte quelle diavolerie ultramoderne, ecco che non sanno cosa fare, o per lo meno, non sanno giocare. Ricordo che noi bambini si giocava con poco, i maschietti passavano le ore a costruire, quello che ora chiamano elegantemente (monopattino), i miei nipotini lo possiedono bello e d'acciaio. Mio fratello, con gli amichetti più grandicelli, lo chiamavano: (il carrettino). Si trattava di un asse verticale, inchiodato ad uno orizzontale, con delle rotelle, una davanti e una di dietro, l'asse verticale finiva con una spece di croce che fungeva da manubrio. Per farlo andare bisognava usarlo nelle discese, con un piede sull'asse, e uno per terra per darsi la spinta e giù a rotta di collo, a metà strada, quando era troppo tardi e il carrettino aveva acquistato velocità si ricordavano puntualmente che erano sprovvisti di freni. Quante ginocchia e gomiti sbucciati! Noi femminucce invece con un coccio o con un gessetto, disegnavamo per terra dei quadrati numerati, alternati uno accanto all'altro con un preciso disegno, si lanciava un sassolino nelle caselle ,e poi si saltava dentro senza mai toccare le righe disegnate, una volta saltellando, una volta con un piede solo, poi ad occhi chiusi e così via fino alla fine. Si saltava con la storica corda, si giocava a nascondino. Dopo le fatiche all'aria aperta, c'era la mitica merenda, seduti davanti all'uscio di casa, si gustavano quelle belle fette di pane di grano, condite con olio d'oliva e sale, oppure pane con le cotogne. E chi le conosceva le moderne merendine! Che fanno pure male. Mangiavamo in completo relex, leggendo il corriere dei piccoli. il monello, l'intrepido. Non avevamo cellulari, non c'erano giochi elettronici, e non sapevamo nemmeno chi fosse lo psicologo a cui ricorrono volentieri le mamme moderne. La nostra vita era semplice, nel nostro piccolo mondo magari non avevamo tutto, ma c'era la voglia di vivere la serenità e l'allegria, tantissima allegria!
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