lunedì 29 marzo 2010

La lingua batte dove il dente duole



Quando ho finito di pagare il dentista, ho fatto salti di gioia. Sembrava ogni mese una catena di Sant'Antonio, che non finiva mai. Poi finalmente il saldo. Nel tornare a casa, in auto cantavo con allegria. Non avere più quel conto da pagare sullo stomaco, mi faceva sentire più leggera. Che meraviglia! Mi sentivo libera da impegni e felice. Settembre, ottobre, novembre, dicembre gennaio, febbraio. Finita la festa! Mal di denti, sarà nevralgia, forse con un antidolorifico passa, dicevo a me stessa. Di giorno in giorno però il dolore andava aumentando, così oggi, dopo l'ennesimo antidolorifico mi sono decisa a telefonare al dentista, il quale mi ha detto di andare subito e così ho fatto. In auto cominciavano i primi sintomi di ansia, poi visita, raggi e sentenza. Ascesso! ed un battere che non sapendo dove alloggiare si è intrufolato. Morale: tutto da rifare, rimuovere completamente le stuccature e ripulire i denti ormai fragili, che con questo nuovo trattamento, diventeranno ancora più fragili, quindi in seguito bisognerà coprirli. Porti pazienza signora, sarà un lavoro lungo e.......dispendioso! Pensai io. Preventivo! Accidenti, più grosso del primo. Non sapevo se piangere o urlare. Che ne dite? Ho un po il diritto di andare in collera? ma con chi me la prendo! E continuo a portare pazienza! Come dire...... l'importante è la salute. Come diceva il grande Totò! E IO PAGO!!!!

domenica 28 marzo 2010

Le tre fave.


Ogni qualvolta vado a trovare la mia mamma, parlando del più e del meno, si finisce quasi sempre a parlare dei bei tempi andati. Ti ricordi Assunta....Quando lei comincia così, con gli occhi della mente, mi si apre davanti come un sipario, dietro il quale c'è il palcoscenico del nostro passato. Gli attori siamo noi, lo scenario: la nostra lontana Sicilia. Lei è sempre stata superstiziosa e credulona, come daltronde la maggior parte delle persone della sua età. Crede a tutte le storie e ai detti antichi, ed è talmente convinta che tentare di convincerla, che sono tutte dicerie è fatica sprecata. Parlando mi ha detto: Ti ricordi le tre fave? L'avevo completamente dimenticata quella storia e lei me l'ha rammentata.
Praticamente, si trattava di questo: ogni anno, non ricordo per quale ricorrenza, forse per i morti. Faceva un rito strano: preparava tre fave secche, una intera e con la buccia, una spellata a metà ed una spellata completamente.
Le metteva sotto il mio cuscino, poi mi faceva mettere la mano e mi diceva di prenderne una. Io mettevo la mano e poi estraevo la fava e la davo alla mia mamma. Se prendevo quella sbucciata, avrei fatto un matrimonio un po povero, la mezza così così e se invece prendevo quella con la buccia, il mio matrimonio sarebbe andato alla grande.
Certo! Oggi una cosa del genere fa sbellicare dalle risate, ma basta mettersi nei panni degli anziani cresciuti senza nulla, nella povertà più nera, con racconti e detti tramandati da secoli ed ecco che ci si rende conto, di come ci volesse poco a credere in qualsiasi cosa.
A proposito: non ho fatto un matrimonio principesco, ma nemmeno indigente, dopo tutto mi è andata bene, diciamo che ho fatto un matrimonio d'amore e...normale.
Ps. Le fave nell'antichità, erano l'alimento per eccellenza dei poveri e si diceva:
di tutti i legumi la fava è regina, la cuoci la sera e la mangi la mattina!

sabato 27 marzo 2010

Domenica delle palme.

di



Parlando della domenica delle palme con una cara amica al telefono, come sempre, mi sono lasciata prendere dalla nostalgia dei bei tempi passati. Le celebrazioni Pasquali sono molto sentite nel mondo cattolico di tutto il nostro paese, ma le funzioni, come le ricordo io di quando ero piccola in Sicilia, non le ho mai più viste da nessuna parte e nemmeno le ho dimenticate.
Ognuno nelle case preparava semi di frumento, che poi faceva germogliare, però si potevano usare anche legumi tipo: fagioli, lenticchie e altro, che venivano messi in contenitori che potevano essere, vassoi, piatti di tutte le forme e di tutte le dimensioni. Quando le spighe erano alte, si addobbavano e si portavano in chiesa e questa diventava un'esplosione di colori, fra fiori, nastri e frutta di ogni genere.
Ricordo che noi bambini portavamo i nostri sepolcri confezionati con maestria dalla mamma, ed era una gioia metterli sull'altare e quanta soddisfazione quando ammirandoli il sacerdote diceva: che belli, che meraviglia! Sono certa che queste tradizioni si perpetuano di anno in anno, e chissà se riuscirò a viverne ancora qualcuna. Ma non sarà più la stessa cosa di quando bambina, portavo in chiesa con soddisfazione, il mio bel sepolcro coperto di fiori.

domenica 7 marzo 2010

8 marzo la festa delle donne?










Per oggi e domani le donne saremo importanti. Poi da metà della settimana prossima continueremo ad essere maltrattate da mariti e fidanzati, picchiate e violentate (in casa e dagli sconosciuti), prese a pesci in faccia dai politici.
Quante mimose consegnate con sorrisi di circostanza.
Sarà la festa delle false pari opportunità, come sempre. Tenete duro, tanti auguri. Ricordatevi che l’8 marzo è la festa delle donne, perchè tante donne tanti anni fa morirono in America per difendere i propri diritti, a New York, le operaie dell’industria tessile Cotton scioperarono per protestare contro le terribili condizioni in cui erano costrette a lavorare. Lo sciopero si protrasse per alcuni giorni, finché l’8 marzo il proprietario Mr. Johnson, bloccò tutte le porte della fabbrica per impedire alle operaie di uscire. Allo stabilimento venne appiccato il fuoco e le 129 operaie prigioniere all’interno morirono arse dalle fiamme. Successivamente questa data venne proposta come giornata di lotta internazionale a favore delle donne, proprio in ricordo della tragedia. Quindi diamo un senso a questo giorno importante e ricordiamo sempre:
Non cerchiamo di essere grandi donne, perchè già l'essere donne ci fa grandi.


Dedicato a una amica.







Relazionarsi con persone sconosciute attraverso il computer, fino a qualche tempo fa lo ritenevo un qualcosa di inverosimile e assurdo, ora mi devo ricredere, ho incontrato con questo sistema virtuale, amici sensibili, con tanta voglia di raccontarsi e devo dire che mi trovo bene e a mio agio. Da un po di tempo, è apparso fra noi un personaggio, che da subito è apparso solare, portando una ventata di allegria e ottimismo. Si è presentata con un ipotetico soprannome che è tutto un programma. "Trilli" e rispecchia fedelmente il suo essere un po umana e un po fatina. Da ieri l'ho pure conosciuta sotto la veste di pittrice.
Con tutta sincerità, non mi intendo di pittura, daltronde nessuno è perfetto, però quando ci sono cose belle da ammirare, catturano anche l'occhio di chi è incompetente come me. madre natura non mi ha favorita in questo senso e quindi guardo chi ne è dotato sempre con tanta ammirazione. Trovo molto bello trasformare le proprie emozioni in arte, dando vita a forme e colori che sulle tele prendono vita. Ciò che facciamo di bello, solitamente lascia il segno, ed io che piano piano sto conoscendo Trilli, auspico che il suo talento e i suoi lavori, siano proiettati in un grande futuro. A Trilli, faccio i miei personali auguri, per un roseo avvenire, ricco di eventi lieti gioiosi e importanti. Brava dolce amica, AD MAIORA.
Ulteriori suoi quadri sono su:

welcome to flickr-photo sharing, cliccare
sulla pagina seguente scrivere: artistania, cliccare ricerca
ancora cliccare persone.
Apparirà Album artistania, cliccare la faccina che appare nel riquadro e voilà!
Le sue opere appaiono in tutta la loro bellezza.
(Per gentile concessione dell'artista).

giovedì 4 marzo 2010

Io...... ragazza di ieri



Scambiando quattro chiacchiere a proposito di computer con un ragazzino vicino di casa, si è meravigliato e mi ha detto: ma come, tu usi il computer? Chi pensa che internet sia musica soltanto per ragazzi, farà meglio a ricredersi e rivedere le sue teorie. Si parte dal presupposto che (ad una certa età) si fanno tante cose perchè c'è più tempo libero e certe tecnologie sono precluse a persone diciamo....con qualche anno in più. Sarà anche così, ma non certo nel mio caso. Ho una mamma di ottantasei anni, il marito ammalato, dei nipotini di cui mi prendo cura quando i miei figli sono al lavoro, ho un cardellino e un pesce rosso, nonchè la casa a cui badare e tutto il mondo che vi gira attorno. Fra tutte queste cose, da circa due anni, un po per scherzo, un po per dimostrare che il computer è per tutti, mi sono avvicinata a questa meravigliosa (diavoleria mediatica), prima titubante, poi per la serie "non si finisce mai d'imparare" io imparo! E per farlo ho tutta la pazienza del mondo. Durante tutto l'arco della giornata, mi ritaglio degli spazi tutti per me, in cui siamo io Assunta e il mio portatile. Poi dopo cena, mi rilasso, leggo, mi relaziono con i miei siti preferiti, sprigiono la mia fantasia su questo blog che ritengo una mia creatura e penso.
Vi assicuro che anche pensare serve ed è positivo.
Non voglio peccare d'ipocrisia, quindi confesso che ho raccontato tutto ciò, con una punta d'orgoglio ed ho provato anche piacere a vantarmi e dopo tutto questo e tanto altro ancora dico: ma...... vecchia a chi?

Un filo di speranza


Si dice, che finchè c'è vita c'è speranza e forse è vero, però nella vita non bisogna soltanto sperare, è semplice e tutti lo sappiamo fare è invece a vivere che ci vuole coraggio, tanto coraggio ed io credo che più che usare la parola speranza dovremmo imparare a usare la parola coraggio, anche se un pizzico di speranza non guasta, da uno sprazzo d'ottimismo alla vita. A questo proposito ho trovato delle belle parole che mi sono piaciute e quindi le voglio imprimere quì nel mio blog, parlano proprio di SPERANZA.

La Speranza è la finestra che al mattino ti consegna un giorno tutto nuovo.

Basta che la apri.

La Speranza è l'aria fresca che ti ricarica i polmoni di ossigeno nuovo.

Basta che la respiri.

La Speranza è la forza per amare la vita di ogni giorno fino al giorno senza tramonto.

martedì 2 marzo 2010

Ricordando M. Vittoria






Questa sera, come sempre ogni volta che posso, sono davanti al computer. Sono un po distratta, il mio pensiero è lontano, alzo gli occhi e li davanti a me incornicata in un portafoto di cristallo, c'è la tua immagine sorridente e bella, sei in una posizione tale che sembra i tuoi occhi incrocino i miei. Come passa il tempo sorella adorata. Fra lacrime e ricordi, sono passati quattordici lunghi anni, da quando in silenzio te ne sei andata per sempre. La tua presenza fisica non c'è più, ma il tuo ricordo è sempre fra noi, non passa giorno che il tuo nome non venga pronunciato, Anche i piccoli di casa che non ti hanno mai conosciuta sanno tutto di te. Sere fa ho tirato fuori le foto, in una ormai ingiallita dal tempo, ci siamo io e tu da piccole con babbo natale, ho pianto con quella foto fra le mani, ricordo che eri talmente magra, che un vicino di casa per prenderti in giro diceva sempre: M. Vittoria, ti raccomando, quando c'è vento metti due sassi in tasca, se no l'aria ti solleva e ti porta lontano, tu sorridevi, sorridevi sempre, anche quando piccolissima sul seggiolone, la mamma ti controllava la bocca per vedere se stavano spuntando i dentini, ed io le dicevo che non ne avevi nemmeno uno e per sincerarmi ti misi un dito in bocca, stringesti talmente tanto che il segno dell'unico dentino, mi si stampò sul dito. Ne avevi uno soltanto, ma mi fece un gran male e mentre io piangevo e urlavo dal dolore, ti mi guardavi e ridevi divertita. Lo ricordo come se fosse ora, ti diedi un pizzicotto, cominciasti a piangere. Cos'ha disse la mamma, non so risposi, si è messa a piangere all'improvviso e mentre ti prendeva in braccio, rimuginai tutta soddisfatta fra me e me: così impari! Da allora sono passati anni, praticamente una vita. Ecco! Ho voluto ricordarti così, sorella cara e sempre ti ricorderò così, nei momenti più dolci e più teneri della nostra vita insieme. Ciao! M. Vittoria