lunedì 30 novembre 2009

Un nostalgico ricordo

IL MONDO DI TANO CIMAROSA.
pubblicato: giovedì 22 novembre 2007 da dario in: saggi

Copertina de Il mondo di Tano Cimarosa“Il mondo di Tano Cimarosa” di Luigia Miniucchi (By Bess Edizioni, 160 pagg.) è un libro prezioso. Primo perché - benché uscito nel 2006 - ha una reperibilità difficilissima. Dove acquistarlo è un vero mistero visto che non ha un codice ISBN, in libreria non si trova e non esiste un sito internet della “By Bess Edizioni”.

Secondo (e vero) motivo, perché il libro di Luigia Miniucchi è la prima e finora l’unica monografia esistente su Tano Cimarosa, re dei re dei caratteristi del cinema italiano. Introdotto da una prefazione del regista Aurelio Grimaldi (”Le buttane”, “Il macellaio”, “Rosa Funzeca”) in cui si rivela un gustosissimo aneddoto (il primo di una lunga serie), il libro ricostruisce la biografia di Cimarosa nel racconto del protagonista.

È una storia mai raccontata prima, che senza la testimonianza raccolta dalla Miniucchi sarebbe andata irrimediabilmente perduta. Dalle origini come puparo in una Messina ancora antichissima, Cimarosa comincia - come Franco e Ciccio e altri giganti di una generazione ormai ultra-sorprassata - con esperienze teatrali di strada, finestre di arte in una vita poverissima e randagia.

martedì 24 novembre 2009

Nemmeno la croce, lasciano in pace.




Il Crocifisso, per taluni non è altro che un pezzo di legno più o meno artistico, più o meno prezioso, forse (a detta di altri) anche macabro nella sua figura, per altri è segno di pace, di amore ed è il simbolo dei cattolici, che facciamo li eliminiamo tutti? A mio parere, l'esposizione del Crocifisso dovunque si trovi, e una maniera di manifestare la nostra millenaria cultura cattolica. Per principio ho sempre rispettato e continuo a rispettare, le varie dottrine che non sono di estrazione cattolica come la mia. Chiunque è OSPITE nel nostro paese, non può arrogarsi il diritto di stravolgere o calpestare, quelle che sono le nostre abitudini religiose e come se noi entrassimo in una moschea senza togliere le scarpe, quì va bene il detto: chi dentro ti metti, fuori ti caccia. Il velo delle mussulmane non rappresenta un simbolo? Il turbante degli indiani, non è un simbolo? Mai a nessuno è venuto in mente di obbligarli a toglierli. Ritengo arrogante, anche la pretesa dell'unione europea di far sparire i Crocifissi dalle aree pubbliche. Pian piano vogliono eliminare la nostra cultura e il crocifisso è una chiara scusa per cancellarci l'anima e portarci ad essere numeri fra i numeri, oggi è la volta del crocifisso domani sarà qualcosa d'altro, fino a toglierci le nostre radici di cultura millenaria e senza radici, anche le piante non hanno vita. Ormai stiamo vivendo in una sorta di incubo, una spece di mala società, dove abbiamo cominciato a rotolare giù sempre più in basso, in uno sfascio senza fine. Matrimoni e famiglie nel caos più completo, lavoro che manca sempre di più, delinquenza minorile sempre più senza freni, droga che corre a fiumi, non c'è più ne dignità, ne orgoglio, tutti sintomi di un malessere che sta ormai diventando cronico, come una grave malattia incurabile. Con tutte queste angoscianti catastrofi, che fanno? alzano un polverone sul Crocifisso che non da fastidio a nessuno. Prima di sentenziare e dettare leggi in casa d'altri, potrebbero volgere lo sguardo ai mille e mille problemi che ci affliggono e che veramente stanno annullando la nostra condizione di poveri esseri umani. Solitamente quando a qualcuno non piace la casa in cui abita, cambia appartamento! Quindi, se le nostre tradizioni non piacciono, cambino paese.

domenica 15 novembre 2009

Omaggio a Calusco

Qualunque sia la strada del ritorno al mio paese, sia da Bergamo, da Milano o da Como, quando all'improvviso da lontano, all'orizzonte appare la cupola della chiesa, mi si apre il cuore, e sento già odore di casa. Quella cupola così grande e mastodontica, sembra dare sicurezza e si scorge già da lontano, con la sua statua lassù in cima protesa verso il cielo. E' la chiesa parrocchiale di: "CALUSCO D'ADDA" Non è una grande metropoli, è soltanto un paesotto di estrazione contadina, che ora non è più come una volta, ci sono abitanti forestieri i cosiddetti extra comunitari, marocchini, cinesi, arabi, indiani, giapponesi, albanesi, senegalesi e tantissimi altri, una vera invasione, un miscuglio di tradizioni e costumi, ma Calusco non si è perso d'animo, si è adattato benissimo a questa nuova condizione multietnica. E' moderno, elegante, non manca niente: biblioteche, parchi, farmacie, eleganti bar, negozi, supermercati, cinema, insomma, c'è di tutto, non mancano nemmeno le banche, ce ne sono talmente tante che sembra quasi che ognuno di noi sia magnate e che in paese i soldi scorrano a fiumi. E' ben servito anche dai mezzi di comunicazione e non si fa mancare nemmeno feste con canti e balli in piazza, nonchè momenti di poesia e musica classica, con mercatini artigianali e pranzi in allegria. Certo non tutto funziona alla perfezione, ma come si dice nessuno è perfetto, ed io io lo amo così com'è. Paragono Calusco ad una grande villa, per entrare nella quale, bisogna giocoforza passare da un lunghissimo corridoio che fa da anticamera, rappresentato da un altissimo e antico ponte in ferro, chiamato "il ponte di Paderno " che attraversa il fiume Adda, da dove il panorama è bellissimo e lo sguardo si perde fino alle montagne della Svizzera. A Calusco non ci sono nata, ma è come se fossi stata adottata da una grande famiglia, nella quale mi sono trovata bene da subito, ci abito da lungo tempo e non vorrei mai cambiare, perchè sto molto bene e mi sento una caluschese a tutti gli effetti. Amo persino i suoi vigili che ogni tanto ( facendo il loro dovere) mi contestano qualche errore, che aimè si trasforma in multa, ma anche quì, nessuno è perfetto!

sabato 7 novembre 2009

Ricordare con amore.




Dopo una giornata fredda e uggiosa, è notte fonda, fuori piove e fa freddo, il rumore che produce l'acqua battendo su ogni cosa ha una cadenza triste, sembra che il cielo pianga le sue lacrime, si! Questo mese rammenta a noi tutti i nostri cari, che si sono allontanati per un lunghissimo viaggio senza ritorno. Piange il tempo e piange il cuore. Si va nei cimiteri, si onorano i defunti con fiori e preghiere, un senso di malinconia infinita, per chi non è più tra noi.
Ritornano alla mente i ricordi dei momenti più belli passati con te sorellina cara, m'invade un senso di rimorso, quanto avrei cercato di fare di più se avessi saputo, quanto più amore avrei speso per te! E tu papà, quante occasioni sprecate, ed ora non ci sei più, ti perdono! Questa notte dormirò con gli occhi umidi di pianto, ma con il cuore sereno. E se incontri la mia sorellina, stalle vicino almeno lassù!