Da bambina la mia unica vacanza in una colonia estiva, non è stata un'esperienza che ricordo volentieri. Con un pullman arrivammo a Rometta, un paese sulle colline di Messina, ospiti per tutto il mese dalle suore. Eravamo divise in gruppi e per ogni gruppo c'era una "signorina". Passavamo le giornate fra canti, giochi e lunghe passeggiate per le vie cittadine, in rigorosa fila indiana. La domenica venivano a trovarci i genitori e appunto in una di queste visite, ad una mia compagna di stanza portarono dei dolcetti che lei ripose all'interno del suo comodino. Al ritorno dalla solita passeggiata, andai verso la porta della camerata ma la trovai chiusa a chiave.Spinta dalla curiosità di bambina, guardai attraverso il buco della serratura, vedevo perfettamente il letto della mia compagna, dov'era seduta comodamente la nostra signorina, una zitella non tanto giovane e anche rotondetta che aveva sulle gambe la scatola dei dolciumi non suoi e se li gustava beata. Sorridendo mi allontanai e tornai a giocare. Nel pomeriggio, quando la mia compagna aprì il suo comodino, scoppiò a piangere, dicendo che le avevano rubato gran parte dei dolci. La suora ci fece mettere tutte in fila e incominciò a inveire contro noi bambine, dicendo che rubare è peccato e voleva sapere chi fosse stato. Io continuavo a cantilenare come una stupida, io lo sòo, io lo sòo, al che la superiora mi prese per un braccio e strattonandomi in malo modo, mi intimò di parlare. Con grande soddisfazione di bambina ingenua dissi: è stata la signorina della mia camerata, l'ho vista con i miei occhi. Dal momento che mi hanno insegnato a dir sempre la verità, la mia mi sembrò una grande prodezza, ma mi ricredetti subito, perchè mi arrivò un sonoro ceffone dalla suora, con quelle sue mani grosse e callose, mi fece vedere le stelle di giorno. Raccontò poi l'accaduto alla signorina in questione, la quale arrivò dandomi della bugiarda davanti a tutti e mi mollò un altro bel ceffone. Per essere stata sincera, andai a letto in castigo e con la faccia gonfia. Inutile dire che il resto del soggiorno fu per me un inferno, mi trattarono male perchè nessuno credette alle mie parole. Il colmo fu quando alla chiusura della colonia di ritorno a Messina, mi si avvicinò la signorina golosona e mi disse: per questa volta ti perdono. Capito? Lei perdonava me! Bonta sua!!!!!
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1 commento:
complimenti Assunta. oltre alle parole, sono molto belle anche le immagini. Ciao dalla sicilia
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