martedì 26 maggio 2009

La carica delle rane.








Dopo cena, ho finito di rassettare la mia cucina e riflettendo sulle moderne tecnologie di cui è dotata, il mio pensiero è volato via lontano a quando bimba abitavo in Sicilia e precisamente a Messina. Ricordo un'altra cucina, molto modesta ma calda ed accogliente. Era una grande stanza dove sopra un vecchio mobile campeggiava uno dei primi fornelli a gas del dopoguerra. Accanto c'era una ghiacciaia, in legno all'esterno e alluminio all'interno, funzionava soltanto introducendo del ghiaccio, che bisognava comprare giornalmente. Acquistarlo toccava quasi sempre a noi bambini, che correvamo a rotta di collo giù per la campagna. Eravamo sempre un gruppetto di cinque o sei monelli pieni di allegria. Lungo la strada, dovevamo giocoforza passare davanti ad una enorme roggia ricolma d'acqua dove gracidava e saltellava, un'enorme quantità di rane. Con le latte vuote dei pelati inchiodate su delle lunghe canne, raccoglievamo una ad una le povere rane e le infilavamo in una sacca, poi arrivati al negozietto del ghiaccio dopo averlo acquistato, pagato e avvolto il una tela, si riprendeva la strada del ritorno, ed è quì che impiegavamo le rane, ogni porta aperta e in ogni finestra spalancata gettavamo dentro due o tre rane, poi ci nascondavamo aspettando. In verità l'attesa era sempre breve, perchè all'improvviso le donne atterrite correvano fuori dalle case urlando a squarciagola dalla paura. Noi ridevamo a crepapelle, e quel fuggi fuggi ci divertiva un mondo. Certo dovevamo far finta di niente perchè se avessero capito la provenienza delle rane le legnate sarebbero state assicurate. Le nostre monellate erano divertimenti infantili e ricordo con tanta commozione anche i miei compagni di giochi: Oltre a me e mio fratello c'erano Anna, Paolo, Nunzio, Pippo. Compagni che (sono quasi certa), non rivedrò mai più!

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