sabato 18 dicembre 2010
La febbre finta.
Ecco! Come ogni anno, con l'inverno arriva l'influenza ed io come sempre non faccio eccezioni. Non vorrei mai influenzarmi è seccante e si sta parecchio male, sembra che un camion mi passi addosso e mi sento tutta pesta. Però! Come cambiano le cose nella vita. Ricordo ai tempi del collegio, quanto desiderassi avere una piccola febriciattola o una breve influenzina, accidenti non mi ammalavo mai, sognavo di stare a letto lontano dall'aula scolastica, ma non c'era nulla da fare, scoppiavo di salute. Un giorno la mia compagna Lella A. Mi disse: Ci sono dei trucchetti per stare un po' a letto in santa pace. Così, m'istruì per bene su come aggirare l'ostacolo salute. Presi dal mio comodino il vicks vaporub, una volta era in vasetti di vetro blu con tappo verde. ne spalmai un goccino sulle ciglia, cominciò a bruciare e le lacrime scendevano copiose, un po' sul naso che divento paonazzo, andai in infermeria da madre Fortunata che era la suora infermiera e le dissi che non stavo affatto bene, vai in camerata mi disse porgendomi il termometro distratta, ubbidii e mi avviai verso il mio letto mi svestii e appoggiai il termometro sul calorifero, pochi secondi bastarono per far salire la temperatura. Poi furbetta lo misi sotto l'ascella e aspettai pazientemente la madre, che arrivò da lì a poco e constatando la febbre mi raccomandò di stare al caldo sotto le coperte. Grazie Lella A. Che meraviglia! In collegio ci si alzava con le galline, c'era la santa messa, colazione, ripasso e poi a scuola. Che sonno! Quante volte avrei voluto gettarla dalla finestra quella campanella maledetta, che mi faceva sobbalzare e svegliare dai miei dolci sogni. Ora grazie alla mia compagna che mi aveva svelato il piccolo trucchetto, potevo farmi un sonnellino come si deve. Che meraviglia! Fuori il tempo era da lupi, le mie compagne a scuola, ed io egoisticamente sotto le coperte al caldo. Nel pomeriggio arrivò la madre infermiera con il solito termometro e adesso? I caloriferi erano spenti, niente di male, sfregando il termometro con la giacchina di lana, la temperatura, cominciò ancora a salire.
lunedì 15 novembre 2010
Lago d'inverno
L'inverno avrà il suo fascino, ma ogni tanto, anzi spesso da un senso di malinconia, un'irrefrenabile voglia di dolce far niente, d'accordo la legna che arde nel caminetto, le caldarroste, il caldo tepore di una coperta che avvolge con il suo tepore, tutto questo crea senz'altro un'atmosfera, tenera e romantica, ma girando pagina, che tristezza! Quando piove, non posso nemmeno andare nella mia meta preferita.
Ogni volta che ne ho la possibilità, ho l'abitudine di rilassarmi su una delle tante panchine che costeggiano il lago di Lecco. Me ne sto lì, in silenzio e in solitudine, riflettendo assorta nei miei pensieri. Osservo l'acqua, che con i suoi colori invernali indolente infrange le sue piccole onde, sui bordi in cemento corrosi dal tempo, emette come dei piccoli suoni e mi fa compagnia. Tutto sembra triste, ma non lo è.
Tutt'intorno è tranquillo e rilassante, persino i gabbiani con i loro voli, danno al paesaggio, un'alone colmo di suggestione e di magia. Non è il lago d'inverno o l'atmosfera che crea a portare tristezza, questa quando c'è, viene dall'interno, ce l'hai nell'anima e se non la strappi tu, nessuna magia te ne può liberare, e in inverno, è tanto difficile, non aiuta nemmeno il tempo.
martedì 2 novembre 2010
Dolore infinito.
Il tempo non aiuta certo a risollevare il morale, l'acqua che scende rovinosamente dal cielo come un fiume di lacrime, rende ancora di più questo mese di novembre, tremendamente triste. Cosa può risollevare il morale, nulla!
E' detto il mese dei morti, oltre a rammentare chi non c'è più, è come un ritorno all'amore, con tutti i ricordi e l'amore che chi ci ha lasciati ci ha dato, buono o cattivo che sia stato. Quanto si soffre quando muore qualcuno molto caro al nostro cuore!
La loro scomparsa e sempre un dolore sordo, che fa male e toglie il respiro. Riaffiorano alla mente i piccoli gesti, le parole, le piccole discussioni, le consuetudini, per cui, quando la persona amata muore, è un'angoscia senza fine.
La perdita prematura di mia sorella Maria Vittoria, ha lasciato nel mio cuore una ferita profonda, insanabile, col tempo si torna alla vita di tutti i giorni, ma con la consapevolezza, che niente sarà più come prima.
La scomparsa di mio padre dopo, mi ha frastornata, non è mai stato presente e non ha mai fatto parte del mio mondo, ma la sua morte, mi ha addolorata perchè mi ha privata per sempre della speranza che forse un giorno avrei goduto della sua presenza nella mia vita, ed invece non sarà più così.
In questi momenti capisco, che l'unica cosa che conta nella vita, è l'amore che si può dare agli altri, siano essi parenti o amici e che essere gentili e pazienti conviene sempre, perchè poi quando non si è più, è sempre troppo tardi.
lunedì 1 novembre 2010
L'insicurezza
Mi sono chieste mille volte che cos'è questo malessere che mi assale all'improvviso, mi sembra che abbiano diviso la terra ed io mi trovo dalla parte sbagliata.
A volte un senso di solitudine mi invade dentro, fisicamente ci sono, sono presente, ma i miei pensieri, navigano chissà dove, vorrei volare, ma poi ritorno nella mia solitudine.
Il mio cervello è come un turbinio di foglie secche che girano attorno, sollevate dal vento, ma perchè sono così? Perchè permetto alla malinconia di rovinarmi l'esistenza con pensieri che non sono da persona intelligente, quando invece io mi sono dichiarata sempre tale! Le mie insicurezze saltano sempre fuori all'improvviso e vanno a vanificare tutti i miei sforzi, di sembrare una persona serena e per certi versi anche felice.
Si cerca sempre di fare programmi per il futuro, come se la vita fosse eterna e si dice che chi pensa al futuro, non sa vivere il presente, io sono peggio perchè non vedo ne il presente, ne il futuro, ma sogno sempre il mio passato, non per la qualità della vita che conducevo, che per certi versi era normale, ma per la mia gioventù, che è sparita nelle pieghe di un tempo che non tornerà mai più. Vivere solitamente, significa imparare a buttarsi con coraggio e riuscire ad affrontare il tempo che inesorabile passa, ormai avrei dovuto superare questa fase, ed aver maturato una certa sicurezza, invece ancora non riesco a metabolizzare, che la vita è una, viverla al meglio e goderla fino infondo. Questa teoria è facile a dirsi, ma come metterla in pratica? Ho come la sensazione che mi manchi qualche cosa e la mia età biologica, mal si sposa con il cervello che va da tutt'altra parte. Forse perchè sono una sognatrice incallita e riesco ancora a rifugiarmi nei miei sogni, anche ad occhi aperti, nella speranza che qualche volta non mi svegli di colpo, cadendo pesantemente nella realtà, nella vita vera, nella vita che conta, l'unica che devo decidermi a percorrere
domenica 31 ottobre 2010
Le foto del mio amico GE.
Io non m'intendo particolarmente di arte e fotografia, però quando un soggetto è gradevole e bello, sia un quadro sia una foto, mi piace ammirarli ed ho (in senso buono) una certa invidia
per chi riesce a fare dei piccoli o grandi capolavori.
Ho un'amico carissimo, che ha la dote di mettere a "fuoco" delle bellissime immagini e dal suo obbiettivo attento e preciso, vengono fuori delle fotografie, veramente gradevoli e belle. Paesaggi incantevoli, che voglio avere l'onore di ospitare nel mio blog.
L'ho conosciuto per un caso fortuito, asseriva che: fra un uomo ed una donna, non può esserci amicizia, dice, che ci può essere: passione, ostilità, adorazione, amore, ma non amicizia.
per questa sua, (non so se giusta o sbagliata) teoria, abbiamo discusso parecchio, io penso che l'amicizia ci può stare, lui continua ad asserire di no! Chi avrà ragione? Mha!
ALBA!
lunedì 13 settembre 2010
I primi amori.................
Nella solitudine della notte, sola con me stessa, seduta sulla mia poltrona in salotto, penso e penso, io penso sempre. I miei pensieri sono tanti e tali, che non mi lasciano tregua, si susseguono vertiginosamente e non si fermano mai. Il passato è il mio più ricorrente dolce tormento. Se dovessi paragonare la mia testa ad un contenitore, potrei pensare soltanto ad un enorme silos, di quelli enormi, mastodontici ed ermetici. Sono un'inguaribile romantica e se mi fanno un complimento, nonostante la mia età, mi lusinga ancora e sempre .
Se scavo profondamente nella mia memoria, fra le tante cose che spuntano fuori, riesco a ricordare persino i miei primi "grandi amori." Ero bimba e mi piaceva tanto stare insieme ad un bimbo molto bello che si chiamava Alberto, era il figlio di un generale di istanza a Milano e per le vacanze venivano a Messina. La sua villa aveva una grande cancellata che si affacciava sullo stradone che percorrevo per raggiungere casa mia. Attraverso le inferriate lo guardavo sempre, finchè un giorno non attaccammo bottone. Diventammo grandi amici, ma sempre io al di quà e lui al di là del grande cancello, il nostro grande amore, si consumava, cosi! Diviso da un cancello. Passavamo ore ed ore a raccontare i nostri segreti di bambini innocenti. Poi ironia della sorte, suo padre fu trasferito e non vennero mai più a Messina. Quanto dolore provò il mio cuore tenero di bambina, per i primi tempi quando passavo davanti al cancello, avevo sempre la sensazione, di vederlo arrivare da un momento all'altro di corsa dal viale che attraversava il suo giardino, ma questo non accadde mai. Piano piano lo dimenticai, anche perchè il suo posto nel mio cuore fu sostituito da Salvatore, detto Turi, frequentavamo la stessa scuola ma non la stessa classe, anche lui ai miei occhi era bello, ma l'opposto di Alberto, educato e raffinato, Turi era un monello allegro e scanzonato. Suo padre gestiva l'osteria del circondario, fu grazie a lui, che vidi per la prima volta la tv, allora era in bianco e nero. Quanto gli volevo bene! Poi il destino amaro ancora una volta, mise alla prova il mio ( grande cuore innamorato) e questa volta, fui io con la mia famiglia a lasciare la Sicilia per sempre, destinazione Lombardia, lasciando li, in quell'osteria buia fra botti, calici e odore di vino puzzolente, il mio cuore e sopratutto il mio amore, del quale presto, non ricordai più nemmeno il viso. Potere dei sentimenti e della passione................
lunedì 6 settembre 2010
Cinque meno due.
venerdì 20 agosto 2010
Fiume tranquillo?
Solo ora riesco a metabolizzare, ciò che è successo la notte a cavallo tra il 14 ed il 15 di agosto. Lo ricorderò in assoluto uno dei più brutti compleanni di tutta la mia vita. che disastro! Ancora adesso a distanza di una settimana, ho davanti agli occhi quel fango che copriva ogni cosa. vedere i disastri ambientali in tv e passarli in prima persona è una delle cose più terrificante che un essere umano possa passare. Il Molgora! Fiume tranquillo e sereno, diventare all'improvviso il nemico che con rabbia si abbatte su persone e cose, provocando un'epocalisse.
Nella mattinata del ferragosto, una telefonata improvvisa alle sette del mattino, mi fece sobbalzare dal letto, era mia figlia che dalla Sardegna, mi pregava di andare a vedere, cosa era successo a casa, perchè i vicini l'avevano chiamata. Lei e suo marito, con i bambini, si trovavano in vacanza e sono dovuti rientrare di tutta fretta. Uno spettacolo inimmaginabile. Il salotto era uno strato di fango entrato dallo sfiatatoio della cucina. Una delle macchine che era parcheggiata sotto la tettoia è stata trascinata un centinaio di metri più a valle, la station wagon piena fino ai sedili di fango, Mai vista una cosa simile. Da quando hanno iniziato i lavori togliendo le cascate che servivano per rallentare il corso dell'acqua, sono iniziati gli allagamenti e i disagi ma mai di una portata simile. A monte il Molgora è stato ristretto e quando sabato notte ha iniziato a piovere in maniera abbondate il torrente è come esploso. I sassi che erano stati posizionati per ricostruire l'argine sono stati trascinati via, non si sa dove siano finiti. È una situazione davvero drammatica. Ma la cosa più terribile è che le famiglie si sentono completamente abbandonate dalle istituzioni. Ma questa è routine, il giochetto dello scarica barile è vecchio e già sfruttato, ma funziona sempre.
Nella mattinata del ferragosto, una telefonata improvvisa alle sette del mattino, mi fece sobbalzare dal letto, era mia figlia che dalla Sardegna, mi pregava di andare a vedere, cosa era successo a casa, perchè i vicini l'avevano chiamata. Lei e suo marito, con i bambini, si trovavano in vacanza e sono dovuti rientrare di tutta fretta. Uno spettacolo inimmaginabile. Il salotto era uno strato di fango entrato dallo sfiatatoio della cucina. Una delle macchine che era parcheggiata sotto la tettoia è stata trascinata un centinaio di metri più a valle, la station wagon piena fino ai sedili di fango, Mai vista una cosa simile. Da quando hanno iniziato i lavori togliendo le cascate che servivano per rallentare il corso dell'acqua, sono iniziati gli allagamenti e i disagi ma mai di una portata simile. A monte il Molgora è stato ristretto e quando sabato notte ha iniziato a piovere in maniera abbondate il torrente è come esploso. I sassi che erano stati posizionati per ricostruire l'argine sono stati trascinati via, non si sa dove siano finiti. È una situazione davvero drammatica. Ma la cosa più terribile è che le famiglie si sentono completamente abbandonate dalle istituzioni. Ma questa è routine, il giochetto dello scarica barile è vecchio e già sfruttato, ma funziona sempre.
sabato 14 agosto 2010
Auguri Assunta!
E' appena passata la mezzanotte! Mio Dio ora ho 62 anni. Mi sento frastornata, mi rendo conto che il tempo fugge. All'entrata di casa mia, in un angolo, campeggia un orologio a pendolo a colonna. Batte le ore, le mezz'ore e i quarti d'ora, con una cadenza sistematica da circa trentun'anni. All'interno, nella parte alta, si trova un medaglione con su scritto: TEMPUS FUGGIT. Quando lo osservo attentamente, mi devo distrarre, perchè un senso di smarrimento, misto ad ansia, mi assale. Ha ragione quella scritta, il tempo inesorabile corre all'impazzata e sembra che lo riforniscano sempre di carburante in volata, perchè non si ferma mai. 62 anni! Io Assunta, che fino a l'altro ieri avevo diciassette anni e a chi mi chiedesse quanti anni hai? Rispondevo sempre venti, per farmi sentire più adulta! Ed ora? Vabbè, farò finta di niente, tanto la musica non cambia. Comincio a farmi gli auguri da sola. Auguri cara Assunta, quante ne abbiamo passate insieme, Ci siamo divertite, abbiamo pianto, abbiamo sofferto, ma nel nostro piccolo io e la mia anima, abbiamo vissuto. La mia mamma dice, che quando sono nata, ero una stupenda bambina bionda, sono nata talmente grossa che... bhè ha sofferto più del necessario, quando lo racconta, io ci credo, perchè quel (grossa) non mi ha mai lasciata e mi ha condizionata, per il resto della vita.
venerdì 13 agosto 2010
Buon compleanno! Meravigliosa mamma!
La mamma è sempre la mamma e su questo non ci piove. Lei è unica, speciale, per me sempre presente, un porto sicuro in cui approdare. Adoro la mia mamma con i suoi pregi e i suoi molteplici difetti. Lei superba e orgogliosa, presuntuosa e poco paziente, però affettuosa e generosa. A tratti bambina a tratti adulta cresciuta troppo in fretta, leonessa per la sua piccola famiglia e ferita in modo tremendo, quando la sorte le ha tolto prematuramente il più piccolo dei suoi cuccioli. A tanti dolori, a tante avversità è riuscita a sopravvivere, ciò che non uccide, aiuta a diventare più forti. Auguri cara mamma! Meravigliosa, caparbia e tremenda mamma, che vuole fare la severa senza riuscirci mai.
martedì 10 agosto 2010
QUANDO NACQUE UN ANGELO (in ricordo della mia sorellina Maria Vittoria)
I
Dalle finestre aperte mi arrivano le dolci note di un valzer, è la festa del fante, che si svolge nel cortile dell'oratorio. Si balla si canta e si mangia. le coppie volteggiano sulla pista e la musica mi fa sognare. Chiudo gli occhi e mi lascio cullare da quel valzer. Che bello sognare ad occhi aperti e tornare indietro nel tempo, tanto indietro, fino a quando le immagini sembrano ingiallite, come le foto racchiuse in un vecchio album. Che bella festa quando è nata la mia sorellina! Era il lontano ottobre 1955. Rammento che noi bambini aspettavamo fuori dalla porta di casa, era proibito entrare, l'ostetrica era arrivata da poco, ai tempi c'era l'uso di partorire in casa e raramente si andava all'ospedale. L'attesa e la curiosità era tanta, ed io vivace più di tutti, ebbi la brillante idea di arrampicarmi, fino ad arrivare alla finestra, per fortuna bassa, però non feci in tempo e vedere nulla, che dall'interno si spalancarono le ante, uscì una mano e mi arrivò un sonoro ceffone, che mi fece cadere all'indietro. Finì così la mia curiosità, di vedere come nascevano i bambini. Dicevano che li portava la cicogna, ma noi piccoli con il naso in su aspettavamo da un pezzo l'apparire di questa fantomatica cicogna con il fagotto nel becco, ma giustamente, scrutavamo il cielo inutilmente, ecco perchè la mia brillante idea di curiosare dalla finestra.
Quando ci fecero entrare per conoscere la nuova sorellina, della cicogna non c'era nemmeno l'ombra, da dove era arrivata quella piccola? Se la porta era chiusa e noi eravamo proprio fuori dall'entrata? La curiosità era tanta e mi facevo mille domande giustamente senza nemmeno una risposta decente. Comunque, da qualsiasi parte fosse arrivata, era la più bella bambina che avessi mai visto. Mi innamorai di lei, sin dal primo istante che la vidi!
Dalle finestre aperte mi arrivano le dolci note di un valzer, è la festa del fante, che si svolge nel cortile dell'oratorio. Si balla si canta e si mangia. le coppie volteggiano sulla pista e la musica mi fa sognare. Chiudo gli occhi e mi lascio cullare da quel valzer. Che bello sognare ad occhi aperti e tornare indietro nel tempo, tanto indietro, fino a quando le immagini sembrano ingiallite, come le foto racchiuse in un vecchio album. Che bella festa quando è nata la mia sorellina! Era il lontano ottobre 1955. Rammento che noi bambini aspettavamo fuori dalla porta di casa, era proibito entrare, l'ostetrica era arrivata da poco, ai tempi c'era l'uso di partorire in casa e raramente si andava all'ospedale. L'attesa e la curiosità era tanta, ed io vivace più di tutti, ebbi la brillante idea di arrampicarmi, fino ad arrivare alla finestra, per fortuna bassa, però non feci in tempo e vedere nulla, che dall'interno si spalancarono le ante, uscì una mano e mi arrivò un sonoro ceffone, che mi fece cadere all'indietro. Finì così la mia curiosità, di vedere come nascevano i bambini. Dicevano che li portava la cicogna, ma noi piccoli con il naso in su aspettavamo da un pezzo l'apparire di questa fantomatica cicogna con il fagotto nel becco, ma giustamente, scrutavamo il cielo inutilmente, ecco perchè la mia brillante idea di curiosare dalla finestra.
Quando ci fecero entrare per conoscere la nuova sorellina, della cicogna non c'era nemmeno l'ombra, da dove era arrivata quella piccola? Se la porta era chiusa e noi eravamo proprio fuori dall'entrata? La curiosità era tanta e mi facevo mille domande giustamente senza nemmeno una risposta decente. Comunque, da qualsiasi parte fosse arrivata, era la più bella bambina che avessi mai visto. Mi innamorai di lei, sin dal primo istante che la vidi!
La grande rabbia.
Il caldo soffocante mi proibisce di dormire, passo da una terrazza all'altra, senza trovare refrigerio.
Guardando il cielo, non riesco nemmeno a contare le stelle, sono tutte sparite sotto la cappa di calore che non fa respirare. Ecco che arrivano i pensieri, ne ero certa! I ricordi sono quelli che più mi attanagliano e mi martellano nel cervello. Lo immaginavo che appena avrei lasciate libere le miei cellule grige, sarebbero subito corse al ricordo di lei. Chissà perchè, mi viene in mente questa parentesi triste della mia vita da collegiale, ed ora che mia sorella non c'è più e ancora più triste e malinconica.
Era passato appena qualche mese da quando eravamo arrivate dalla lontana Sicilia. Il collegio di Como era per noi due (io e mia sorella) un'esperienza nuova che ci aveva frastornate entrambe. Una mattina dopo colazione, eravamo in cortile ad aspettare l'appello per entrare ognuno nelle rispettive aule. Io come al solito guardavo dalla parte delle piccole delle elementari, per vedere la mia sorellina, vederla mi avrebbe rinfrancata per tutto il giorno. Non c'era! cominciai a cercarla con lo sguardo senza vederla da nessuna parte. D'istinto, sollevai lo sguardo verso quelle che erano le finestre del dormitorio e la vidi, là! Dietro i vetri piangente e disperata. Qualche cosa di bianco le copriva i suoi meravigliosi riccioli castani. Scappai di corsa fuori dal cortile, salendo i gradini a quattro a quattro, entrai nel dormitorio e la vidi ancora dietro i vetri. La chiamai e quando si girò, mi resi conto che quelle che aveva in testa erano le sue mutandine, le chiesi cosa fosse successo e lei fra le lacrime mi disse che gliele aveva messe in testa la suora ancora bagnate, perchè si era fatta la pipì addosso, per mortificarla davanti alle altre compagne. Era diperata per la vergogna. L'abbracciai cercando di consolarla. La rabbia, anzi la collera tremenda che mi assalì, non la so descrivere, l'impulso fu di picchiare quell'arrogante ed insulsa suora, che fra l'altro era pure piccola e brutta, ma non potevo, avrei rischiato di farle diventare antipatica ancora di più la mia piccolina che hai suoi occhi aveva il torto come me, di essere meridionale. Quell'episodio, non l'ho mai dimenticato e nemmeno la mia sorellina. In tutti i miei anni di collegio, non rivolsi mai più la parola a quella monaca, che si definiva una serva del Signore, invece era cattiva e altamente razzista e non si faceva scrupolo di farlo notare e quando lo diceva, aveva quel risolino da ebete, che mi faceva tanto arrabbiare. Quel ricordo e l' amara mortificazione di quel dolce angioletto, i suoi meravigliosi occhi pieni di lacrime che trasparivano tutta la sua disperazione e la sua tristezza, sopratutto ora che non c'è più, mi fa ancora piangere calde lacrime e mi fa sembrare quel brutto capitolo della nostra vita, ancora più triste e pieno di malinconia! Cerco di cancellare quegli amari momenti, perchè so che mi fanno ancora male, ma non è facile, ogni tanto da un angolino della mia memoria ritornano, ed io li ricordo, come se fosse successo ieri.
Certo magari un castigo per insegnare va anche bene, ma mortificare in quella maniera così cattiva, una bimba di sei anni e per di più in un ambiente nuovo, lontana dalle sue abitudini e dal suo paese, io non lo concepivo allora e non lo concepisco nemmeno adesso!
martedì 27 luglio 2010
Racconti in camice bianco!
Poco tempo fa, nel sito di esternando che frequento da quasi due anni, è arrivato un post nuovo, era di una signora che diceva di essere una ginecologa. Al momento ero un pò sulle mie, in quasi due anni, di entrate ed uscite dal sito, ne ho viste a centinaia e pensavo che anche lei fosse una di quelle, che parte in quarta e poi ferma in salita. Col tempo però mi sono ricreduta e storia dopo storia, raccontando pezzettini di vita, ho imparato a conoscerla. Ora è un'amica di viaggio, in questo mondo virtuale e mi aiuta a dimostrare che del bello e del pulito, si può trovare, anche in un mondo mediatico, dove tutto è lecito e senza limiti.
Questo è un suo tenerissimo racconto, una storia di vita vissuta giornalmente, nel suo ambulatorio di medico ginecologo.
MARY
Ho conosciuto Mary al suo III° mese di gravidanza. Era il 2001. Era stata appena licenziata dalla SIGNORA presso cui faceva la colf. Venne da me la prima volta con suo marito Joseph; lei era in Italia da due-tre anni , suo marito l'aveva raggiunta da qualche mese. Sembravano i fidanzatini di Peinet, lei parlava sempre, lui annuiva a ogni cosa che lei diceva. In luglio vennero per il solito controllo e Joseph, violentandosi un pò mi disse: "Con i suoi colori lei strarebbe bene con il nostro shari, a Natale visto che facciamo un viaggio in India gliene porteremo uno". Subito dopo Ferragosto mi telefonò una loro vicina di casa, per dirmi che Joseph era stato investito da un camion ed era morto. Mary era stata a studiare tra le suore di Madre Teresa di Calcutta, aveva quindi una fede incrollabile, questo la aiutò a superare quei primi tragici momenti. Quando tornò da me in ottobre (dopo il suo ritorno dall'India, dove aveva riportato suo marito), mi mise davanti un bel pacco e mi disse: "Questo glielo manda Joseph!" Dentro, come potete immaginare c'erano due bellissimi sarhi. Il pianto è stato immediato. In quel momento ho deciso di "adottare" Mary e la sua bambina ancora non nata. Ho coinvolto le mie amiche in tornei di burraco e mah jong e quando la bambina è nata le abbiamo aperto un libretto in Banca.. Alla morte di mio marito abbiamo destinato a lei le offerte raccolte. Ora Mary è tornata in India, con un piccolo tesoro per la sua bambina.
MARY
lunedì 26 luglio 2010
L'Italia dei ben pensanti!
Hanno cercato di distruggere a Palermo le statue appena collocate di Falcone e Borsellino, Forse o meglio, davano fastidio alla cattiva coscienza dei tanti che non riescono a vivere senza il male..Erano eroi moderni che consapevoli del pericolo, si sono messi in gioco per cercare di difendere, un paese massacrato, offeso e sporcato. Con loro non possiamo dimenticare, tantissimi altri, che rappresentano la parte più bella e pulita, di questa nostra Italia martoriata.
Un omaggio va anche a tutti quei militari e alle loro infelici famiglie che hanno condiviso fra loro il dolore più atroce, di sentire bussare alla porta per la notizia di un destino infame.
Ma a noi, italiani disattenti e frettolosi, di tutto ciò, che importa? Abbiamo tanti ideali ancora, di cui andare fieri!
Abbiamo Valentino Rossi, Lorenzo Jorghe ecc....
Quattro bifolchi, che pensano soltanto ai soldi e con il pallone, ne guadagnano anche troppi....
Abbiamo le porno-star, che hanno alloggiato anche in parlamento.
Abbiamo star e starlette di tutte le taglie e di tutte le misure, bambolone di gomma, che di gomma hanno anche il cervello.
Abbiamo gay, pedofili e affini
Extra comunitari che fra poco la faranno da padroni a casa nostra
e noi non ci accorgeremo nemmeno, tutti presi a cercare di dimostrare che non siamo razzisti.
Abbiamo il divorzio, lo sfascio delle famiglie, l'aborto, la pillola del giorno prima e quella del giorno dopo. Una nutrita fabbrica di angeli che ogni giorno, se ne vola il cielo, l'assenza di valori morali, non chè droga, alcolismo, messe nere, traffico degli organi, (con tutto quello che di tremendo c'è dietro), governanti-padroni e menefreghisti e per lo più corrotti...................
Con tutto questo ben di Dio, non venitemi a chiedere di pregare per la pace.
Perchè avevamo chi poteva assicurarcela, ma..... erano scomodi e li abbiamo uccisi e usati come come carne da macello!!!!!!!!!!!!
Le baracche dei miei sogni
La televisione, è ormai deventata soltanto una passerella di idiozie, trasmissioni sterili e vuote che parlano, parlano, senza dire mai nulla d'interessante. Ogni tanto trasmettono dei bei documentari, li guardo sempre volentieri, perchè solitamente sono fatti molto bene. In uno di questi, osservando, come demolivano una baraccopoli fatiscente, sporca e vecchia, chissà perchè il pensiero mi ha portata lontano, a quando piccola, abitavo a Messina, in una minuscola casetta, che era poco più di un guscio di noce. Accanto allo stabile dove alloggiavo con la mia famiglia, sorgeva una baraccopoli nella quale vivevano tutti gli sfollati. La guerra era appena finita e i senza tetto erano tanti, ed ecco che le così dette baracche, spuntavano una dietro l'altra come i funghi. Erano di legno e tanti si spingevano ad avere anche il terrazzino o il giardinetto, con tanto di orticello, dove campeggiavano pomodori e ortaggi di ogni genere. I colori, non riuscivano ad abbracciarsi fra loro, stridevano nell'insieme le tinte più svariate, in un disordine senza criterio. C'erano bambini che erano nati, cresciuti a anche sposati, in quelle fatiscenti costruzioni e se una volta convolati a nozze, avevano il problema dell'alloggio a loro volta, niente problema! Quattro assi e la casa era pronta e così giorno dopo giorno la baraccopoli cresceva a dismisura e con essa crescevano i disagi della povera gente.
Per assurdo, io nella mia innocenza di bambina, invidiavo tutti quei piccoli che vivevano in quelle casette di legno, così strane e non mi rendevo conto che la fortunata ero io, che sebbene vivessi in un'appartamento piccino, per lo meno erano muri solidi e sicuri. Ricordo che ho provato a trovarmi all'interno di quei fabbricati in legno, con qualche amichetta a giocare durante una giornata di pioggia. I tetti di legno filtravano acqua e loro per ovviare a questo inconveniente e non allagarsi, mettevano sotto la perdita, di tutto, dalle pentole alle tolle di latta grosse, per intenderci, quelle che si usavano per contenere i pomodori pelati, oppure anche dei secchi di metallo. Il ticchettio dell'acqua piovana nei vari recipienti, procurava uno strano suono, una musica particolare, che per noi bambini diventava una spece di gioco, noi piccoli non capivamo il disagio degli adulti, in quegli ambienti freddi d'inverno e caldi d'estate, pieni di muffa, ed io nonostante tutto, continuavo ad invidiare gli abitanti di quelle fatiscenti baracche, senza sapere nella mia ingenuità, che quelle che per me erano delle fiabesche villette, erano per loro dei veri e propri problemi, vivere nella maniera più indigente, in mezzo al fango, senza servizi igienici, pantani con enormi pozzanghere invece delle strade, umidità e topi compresi.
venerdì 23 luglio 2010
Rimostranze di un povero cane.
Io non rubo e l'uomo sì, eppure nei negozi c'è scritto: E' vietato l'ingresso hai cani.
Io non bestemmio e l'uomo sì, eppure in Chiesa è scritto: Vietato l'ingresso hai cani.
Io non baro e non do scandalo, l'uomo sì, eppure in Parlamento è scritto: E' vietato l'ingresso hai cani.
Io non ho mai fatto una guerra e l'uomo tante, eppure è d'uso la scritta: Attenti hai cani.
Io non chiedo tangenti in cambio del mio "operato", l'uomo sì, eppure mi tocca andare in giro con il guinzaglio, museruola e la paura di Essere Abbandonato.
Specialmente quando l'uomo decide che IO sono un peso (Natale, Pasqua, ferie).Pensate, l'uomo si comporta così anche con i suoi simili, quando questi non hanno più la forza per difendersi, perché troppo vecchi ed inutili....Allora io dico! Chi di noi è "cane" realmente?
Io non bestemmio e l'uomo sì, eppure in Chiesa è scritto: Vietato l'ingresso hai cani.
Io non baro e non do scandalo, l'uomo sì, eppure in Parlamento è scritto: E' vietato l'ingresso hai cani.
Io non ho mai fatto una guerra e l'uomo tante, eppure è d'uso la scritta: Attenti hai cani.
Io non chiedo tangenti in cambio del mio "operato", l'uomo sì, eppure mi tocca andare in giro con il guinzaglio, museruola e la paura di Essere Abbandonato.
Specialmente quando l'uomo decide che IO sono un peso (Natale, Pasqua, ferie).Pensate, l'uomo si comporta così anche con i suoi simili, quando questi non hanno più la forza per difendersi, perché troppo vecchi ed inutili....Allora io dico! Chi di noi è "cane" realmente?
mercoledì 14 luglio 2010
lunedì 28 giugno 2010
La schiscetta.
Ieri, mio marito seguiva il telegiornale ed io vi prestavo attenzione trafficando in cucina, quando sono stata attratta da quello che diceva il giornalista. Parlava del ritorno nelle abitudini degli italiani dell'uso della famosa SCHISCETTA. Quanti ricordi mi sono venuti alla mente con questa semplice parola, erano anni che non la sentivo più nominare. In pratica si trattava di un contenitore in acciaio e i più moderni erano in plastica, per contenere il cibo, i più lussuosi, avevano all'interno un secondo contenitore, che serviva per metterci diverse qualità di pietanze. Ricordo i primi anni di matrimonio, mio marito quando andava di servizio, (era ferroviere), metteva nella sua borsa da viaggio, la famosa schiscetta, che io giornalmente preparavo con cibi sempre diversi. La sua era di acciaio, in maniera che poi nelle varie mense delle stazioni, aveva la possibilità di scaldare il pranzo, che consumava il compagnia dei suoi colleghi. Però pensandoci bene, questa maniera di portarsi il pranzo, non c'era negli anni cinquanta. Rammento che avevo un'amica di giochi che si chiamava Anna Cacciotto, il suo papà faceva il carpentiere e lei ogni giorno di ritorno dalla scuola, (quando lui lavorava nei pressi di casa), gli portava il pranzo che suo padre consumava, con gli altri operai, seduto fra le tavole del cantiere. Quante volte la seguivo per farle compagnia, dovevamo fare in fretta, se no il papà avrebbe mangiato il cibo freddo. Il trasporto del pranzo però avveniva in una maniera curiosa ed originale. In pratica la mamma finito di cucinare, le metteva in una ciotola il primo, che era una volta pasta e fagioli, una volta pasta al sugo, secondo il menù del giorno, sopra alla ciotola metteva un piatto con dentro il secondo e accanto al piatto, il filone di pane e in un angolo le posate, poi avvolgeva il tutto in una grande tovaglia e con dei bei nodi faceva una spece di cestino, io l'aiutavo portando la bottiglia del vino. Poi, al ritorno dal cantiere, trotterellando felici e saltellando, tornavamo a casa a giocare.
Oggi i tempi sono cambiati, il vivere sofisticato porta a mangiare nei fast food, o nelle trattorie dove si consumano cibi con menù a prezzi bassi, si trovano in commercio, panini e stuzzichini di tutte le specie e di tutte le dimensioni, all'interno contengono di tutto, primo, secondo, contorno, non mi meraviglierei se come ciliegina, aggiungessero la frutta. per mangiarli bisogna avere la bocca di un leone e se per caso si schiacciano per rimpicciolirli, dai lati trasborda di tutto, creme, cremine e salse varie e misteriose. però da quanto sentito al telegiornale, c'è un ritorno di fiamma, la schiscetta a detta del giornalista sta tornando di moda, sarà vero? chissà! Ma se veramente tornasse di moda, ci sarebbe un 'altro problema, chi cucina? Bho!
mercoledì 23 giugno 2010
Se tutto va bene siamo rovinati. (Dedicato ad Alessandra).
Trovo gradevole e mi piace, interagire con tante persone su un sito che si chiama "Esternando". Si parla di tutto serio e semiserio e poi ci sono i momenti che non sai cosa dire, sopratutto quando le persone sono disperate per la perdita del lavoro.
Sono del parere che sia barbaro e incivile, il fatto che siamo negli anni 2000 e ci sono sempre più persone che perdono il lavoro e non sanno più cosa fare per tirare avanti. Pesandoci bene passiamo la vita a dipendere dagli altri che si permettono di fare il bello e cattivo tempo nella nostra vita, incuranti delle nostre esigenze e dei nostri bisogni. Lavori come un'asino, dando il meglio, ma quando un'azienda non ha più bisogno, arrivederci e grazie e finisce il rapporto. Questo mal che vada, quando succede ad un giovane, se può torna in famiglia (se può)! Ma come fanno ad andare avanti le persone che hanno i figli da mantenere? In tv. fanno forum, tavole rotonde, dibattiti a non finire, sollevano polveroni su un mare di argomenti, ma nessuno ne risolve mai uno che sia uno e fanno più rabbia che altro. Sono soltanto argomenti per mettere in piedi delle trasmissioni fare odiens e basta.
Quando sei in uno stato di estremo bisogno, se ne approfittano e ti costringono a calare le brache e tu sei anche infinitamente grato (per la loro misericordia), vedi cosa sta succedendo a Pomigliano d'Arco.
Non abbiamo governanti validi, ma non crediate che votando altri la situazione migliori, perchè sono tutti uguali, perchè fra una lite e l'altra per spartirsi la torta, dei problemi degli italiani se ne "impipano" altamente.
Abbiamo la sfortuna di avere un governo (tutto) arrogante, pettegolo e faccendiero e non se ne salva uno che sia uno, nemmeno se lo cercate con il lanternino.
Che dire? Dobbiamo continuare a cavarcela da soli, finchè si può! Tanto dall'alto aiuti non ne avremo, giusto quel poco per tapparci la bocca. Come dire: la barca sta affondando e si salvi chi può! Tutte queste cose storte, mi fanno una rabbia, che se avessi la possibilità, Li metterei tutti in fila e li prenderei a calci nel sedere, ma sono certa che non se ne andrebbero ugualmente, è troppo importante per LORO rimanere al posto che hanno conquistato. la loro fortuna è proprio stare al governo che rappresenta per LORO una gallina dalle uova d'oro.
Ne valeva la pena?
L'altra mattina, mi ha bussato la mia vicina, per avvertirmi che l'inquilina del piano di sotto era andata in meridione al suo paese, per l'improvvisa morte della sorella. Ho aspettato il suo ritorno e sono andata a farle le mie condoglianze. Lei giustamente piangeva, si sentiva in colpa perchè erano circa dieci anni che non rivolgeva più la parola alla sorella, per divergenze stupide e senza senso. La mia mamma a noi figli, ha sempre detto e ridetto: mai far passare anche soltanto una nottata su una divergenza fra fratelli. Io ho perso la mia adorata sorellina ed ancora non riesco a metabolizzare il fatto che non c'è più. Soffro per la sua lontananza e per mitigare in parte il dolore, (anche se è quasi impossibile) cerco di pensare che è partita per uno dei suoi viaggi che era solita fare.
Non riesco a comprendere, il suo comportamento, forse perchè con mia sorella c'era un filing speciale, la adoravo e con lei era bello anche litigare, l'ho assistita fino all'ultimo giorno della sua vita e mi sono sentita morire con lei, avrei voluto fare di più e stavo male. Non vorrei essere in questo momento, nei panni della mia vicina: come si può sentire una persona che per anni, per uno stupido senso di orgoglio e superbia non ha più sentito ne parlato con la propria sorella. Il rimorso deve essere tanto e mi chiedo: ne valeva la pena? Si è negata la gioia di vedere, di parlare e di raccontarsi con sua sorella, ed ora che lei non c'è più, non avrà più la possibilità di dirle "ti voglio bene" o soltanto abbracciarla senza dire nulla e nel silenzio sentire i cuori battere uno vicino all'altro.
Che meravigliosa occasione si è persa! Ora ha tutto il tempo per piangere, attanagliata dai rimorsi, per una sorella che non rivedrà mai più!
lunedì 14 giugno 2010
Il birbante.
Questa è la birba più piccola della cucciolata, Samuele! Allegro, pagliaccio, teatrante e con i capello rossi. Le sue battute di bambino fanno morire dal ridere e non sta mai fermo. Ieri ne ha detta una delle sue, sembra quasi una barzelletta.
E' arrivato quatto, quatto in camera da letto dei genitori all'alba delle sei e ha detto svegliandoli entrambi: non posso stare più in cameretta, mi viene troppo da ridere, quando gli chiedono il perchè, racconta: ho sognato che ero con il cuginetto Riccardo a scuola e la maestra ha detto a lui che poteva tornare a casa prima della fine delle lezioni, al che Riccardo rispose alla maestra, visto che posso andare via prima, per fare presto, mi butto giù dalla finestra.
Non è niente di speciale, ma raccontato da un bimbo di sei anni, in pigiama, mezzo addormentato e poi a quell'ora vi assicuro che è impossibile non ridere.
Iscriviti a:
Post (Atom)