domenica 28 giugno 2009

Ora che lo conosco, lo evito!



Basta guardarmi per capire che sono veramente una buona forchetta e non disdegno niente, bhe! mi correggo: quasi niente. Ho la fobia per il pollo e i suoi derivati. Devo però fare un passo indietro ai tempi del collegio a Como. Il giorno stabilito "giovedì a pranzo, POLLO" io non ero tanto simpatizzante di questo alimento, le prime volte lo davo alla mia sorellina Maria Vittoria, che si trovava nei tavoli davanti a me fra le piccole delle elementari, poi un giorno sedendomi a tavola, mi resi conto che la mia sorellina non era più davanti a me, ma l'avevano spostata da un'altra parte, però quando arrivò il (mio amato pollo), non mi persi d'animo. Avevo in tasca la carta gommata e con maestria lo incollai sotto il tavolo, ero soddisfatta! Mi sentivo salva, non feci però i conti con l'unto che vanificando la colla dello scotch, fece stramazzare a terra il cosciotto. La suora che mi osservava da lontano, seguì la scena e raccolto il pollo me lo mise nel piatto con tanto di adesivo al seguito, intimandomi di mangiare, non si allontanò, ma si piazzò davanti dondolandosi con le mani sui fianchi come un maresciallo. Signorina: mi disse, se non finisci tutto non ti alzi. Ero disperata, cominciai a masticare quel puzzolente pollo che però, mastica, mastica, non ne voleva sapere di andar giù, lo sentivo peggio di una purga. Quando ebbi finito, mi sentivo morire e avevo voglia di dar di stomaco, però era passata. Il giovedì dopo al suono della campanella già stavo male, quando mi arrivò davanti il piatto, incrociai lo sguardo della suora che già mi osservava, io con non curanza facevo finta di mangiare, e pian piano feci sparire il maledetto nella tasca del grembiule. Inutile spiegare come l'unto mi aveva ridotto il vestiario, ma questo era l'ultimo dei miei problemi, all'uscita dal refettorio, corsi in bagno svuotai la tasca e tirai lo sciacquone. Con mia disperazione quando l'acqua finì di scendere. vidi il pollo che galleggiava nella tazza, sembrava quasi mi prendesse in giro e non ne voleva sapere di andarsene. Tirai nuovamente lo sciacquone, niente! Per paura che lo vedesse la suora obbligandomi poi a mangiarlo, mi feci coraggio, misi le mani nel water raccolsi il nemico e me lo rimisi in tasca. Mentre le mie compagne erano in cortile a giocare sgattaiolai su per le scale fino al solaio dove mi liberai del pezzo di carne, lo misi ben nascosto nel cassetto di un vecchio mobile. Questa purtroppo, era storia di ogni giovedì e per me era diventata una maledizione, ripromisi a me stessa che una volta fuori dal collegio il pollo lo avrei cancellato dal mio vocabolario. Mi sembra ancora di sentire la suora che diceva: vergognati! Pensa quanti bambini vorrerbbero quello che tu rifiuti, in verità nella mia logica di bimba avrei voluto risponderle che il pollo a quei bambini l'avrei ceduto volentieri. Chi mi conosce sà di questa mia avversione che mi fa star male solo al pensiero! E non riesco a entrare nemmeno in una polleria, figuriamoci se per colmo mi fossi innamorata di un pollivendolo.................................

Nessun commento: