domenica 28 marzo 2010
Le tre fave.
Ogni qualvolta vado a trovare la mia mamma, parlando del più e del meno, si finisce quasi sempre a parlare dei bei tempi andati. Ti ricordi Assunta....Quando lei comincia così, con gli occhi della mente, mi si apre davanti come un sipario, dietro il quale c'è il palcoscenico del nostro passato. Gli attori siamo noi, lo scenario: la nostra lontana Sicilia. Lei è sempre stata superstiziosa e credulona, come daltronde la maggior parte delle persone della sua età. Crede a tutte le storie e ai detti antichi, ed è talmente convinta che tentare di convincerla, che sono tutte dicerie è fatica sprecata. Parlando mi ha detto: Ti ricordi le tre fave? L'avevo completamente dimenticata quella storia e lei me l'ha rammentata.
Praticamente, si trattava di questo: ogni anno, non ricordo per quale ricorrenza, forse per i morti. Faceva un rito strano: preparava tre fave secche, una intera e con la buccia, una spellata a metà ed una spellata completamente.
Le metteva sotto il mio cuscino, poi mi faceva mettere la mano e mi diceva di prenderne una. Io mettevo la mano e poi estraevo la fava e la davo alla mia mamma. Se prendevo quella sbucciata, avrei fatto un matrimonio un po povero, la mezza così così e se invece prendevo quella con la buccia, il mio matrimonio sarebbe andato alla grande.
Certo! Oggi una cosa del genere fa sbellicare dalle risate, ma basta mettersi nei panni degli anziani cresciuti senza nulla, nella povertà più nera, con racconti e detti tramandati da secoli ed ecco che ci si rende conto, di come ci volesse poco a credere in qualsiasi cosa.
A proposito: non ho fatto un matrimonio principesco, ma nemmeno indigente, dopo tutto mi è andata bene, diciamo che ho fatto un matrimonio d'amore e...normale.
Ps. Le fave nell'antichità, erano l'alimento per eccellenza dei poveri e si diceva:
di tutti i legumi la fava è regina, la cuoci la sera e la mangi la mattina!
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