venerdì 2 ottobre 2009

C'era una volta un'infermiera.



Porto spesso all'ospedale la mia mamma per i vari controlli data l'età. all'entrata vado sempre su con lo sguardo fino al terzo piano, dove tanti anni fa, praticamente una vita, dietro quelle finestre c'era il reparto di medicina privato dove prestavo servizio. Era chiamato "il piano verde" quanti ricordi! Rammento che allora a condurre gli ospedali c'erano le suore che praticamente avevano in mano la gestione totale della struttura. Con le religiose non si scherzava, bisognava filare diritti e fare tutto alla perfezione. Però era come una grande famiglia. La suora diceva sempre: Assunta tu non sei fatta per questo lavoro, perchè mi affezionavo ai miei ammalati e quando qualcuno disgraziatamente se ne andava, era per me una grande tragedia e una grande sofferenza piangevo a dirotto peggio dei parenti, non sono mai riuscita ad essere staccata e professionale. Quando ero di turno, per i pasti in cucina mandava sempre me, perchè diceva: mi fido, sono certa che non toccherai niente dal carrello delle vivande, in effetti aveva ragione, non ho mai toccato nulla, anche perchè nel tragitto dalla cucina al reparto dovevo sorbirmi nell'ascensore quell'odore sgradevole di pollo lesso, con annessa pastina in brodo sistematicamente anch'essa di pollo. La suora conosceva questa mia repulsione e quindi andava sul sicuro, mentre le infermiere più anziane sull'ascensore pasteggiavano alla grande, con grande disappunto della madre. Avevo poco più di 18 anni, ricevevo fiori, cioccolatini, ed avevo le tasche sempre piene di denaro, certo non solo io ma anche le mie colleghe. Era una forma di ringraziamento dei parenti e degli ammalati. Che tempi! Quando iniziavo il primo turno cioè alle 6 del mattino, partivo da casa in bicicletta e cantavo spensierata per tutto il tragitto, mi piaceva occuparmi di chi soffriva, essere di conforto con una parola buona, un sorriso o semplicemente una carezza, le attenzioni scaldavano il cuore più di ogni altra medicina e facevano stare bene anche me. Rammento che al mio matrimonio, fra dottori e infermiere, c'era mezzo ospedale, persino le piccole damigelle, erano figlie delle mie colleghe, mancavano le lettighe e le ambulanze e saremmo stati al completo. Anche se con nostalgia ricordo con affetto quel periodo! Come sempre mi sono fatta prendere la mano nello scrivere, ma ricordare anche se triste è meraviglioso!

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao amica assunta, come stai? Io sto abbastanza bene. Anche se ti dirò che sono molto addolorata per quello che è successo nella mia terra in provincia di Messina. Come sai è successo un disastro a causa di un nubifragio e sono morte tante persone. Io sono dalla provincia di Ag, qua c'è stato pure il temporale, ma per fortuna non ci sno stati danni. Mi piace molto leggere quello che scrivi. Sei veramente una brava nonnina, si vede da quello che scrivi. Un abbraccio e un buon fine settimana a te e alla tua famiglia!

Spirito Libero ha detto...

Cara dolce Angioletta, di Messina mi tengo informata, ho un particolare interesse, io sono nata proprio là e i miei parenti vi abitano ancora. Solo la figlia di una mia cugina ha subito dei danni e li hanno dovuti portar via con l'elicottero, ma sono vivi ed è quello che conta. Ti ringrazio dei complimenti che mi fai sempre. Forse i miei scritti sono interessanti perchè scritti con il cuore. A risentirci con simpatia Assunta.