Solo ora riesco a metabolizzare, ciò che è successo la notte a cavallo tra il 14 ed il 15 di agosto. Lo ricorderò in assoluto uno dei più brutti compleanni di tutta la mia vita. che disastro! Ancora adesso a distanza di una settimana, ho davanti agli occhi quel fango che copriva ogni cosa. vedere i disastri ambientali in tv e passarli in prima persona è una delle cose più terrificante che un essere umano possa passare. Il Molgora! Fiume tranquillo e sereno, diventare all'improvviso il nemico che con rabbia si abbatte su persone e cose, provocando un'epocalisse.
Nella mattinata del ferragosto, una telefonata improvvisa alle sette del mattino, mi fece sobbalzare dal letto, era mia figlia che dalla Sardegna, mi pregava di andare a vedere, cosa era successo a casa, perchè i vicini l'avevano chiamata. Lei e suo marito, con i bambini, si trovavano in vacanza e sono dovuti rientrare di tutta fretta. Uno spettacolo inimmaginabile. Il salotto era uno strato di fango entrato dallo sfiatatoio della cucina. Una delle macchine che era parcheggiata sotto la tettoia è stata trascinata un centinaio di metri più a valle, la station wagon piena fino ai sedili di fango, Mai vista una cosa simile. Da quando hanno iniziato i lavori togliendo le cascate che servivano per rallentare il corso dell'acqua, sono iniziati gli allagamenti e i disagi ma mai di una portata simile. A monte il Molgora è stato ristretto e quando sabato notte ha iniziato a piovere in maniera abbondate il torrente è come esploso. I sassi che erano stati posizionati per ricostruire l'argine sono stati trascinati via, non si sa dove siano finiti. È una situazione davvero drammatica. Ma la cosa più terribile è che le famiglie si sentono completamente abbandonate dalle istituzioni. Ma questa è routine, il giochetto dello scarica barile è vecchio e già sfruttato, ma funziona sempre.
venerdì 20 agosto 2010
sabato 14 agosto 2010
Auguri Assunta!
E' appena passata la mezzanotte! Mio Dio ora ho 62 anni. Mi sento frastornata, mi rendo conto che il tempo fugge. All'entrata di casa mia, in un angolo, campeggia un orologio a pendolo a colonna. Batte le ore, le mezz'ore e i quarti d'ora, con una cadenza sistematica da circa trentun'anni. All'interno, nella parte alta, si trova un medaglione con su scritto: TEMPUS FUGGIT. Quando lo osservo attentamente, mi devo distrarre, perchè un senso di smarrimento, misto ad ansia, mi assale. Ha ragione quella scritta, il tempo inesorabile corre all'impazzata e sembra che lo riforniscano sempre di carburante in volata, perchè non si ferma mai. 62 anni! Io Assunta, che fino a l'altro ieri avevo diciassette anni e a chi mi chiedesse quanti anni hai? Rispondevo sempre venti, per farmi sentire più adulta! Ed ora? Vabbè, farò finta di niente, tanto la musica non cambia. Comincio a farmi gli auguri da sola. Auguri cara Assunta, quante ne abbiamo passate insieme, Ci siamo divertite, abbiamo pianto, abbiamo sofferto, ma nel nostro piccolo io e la mia anima, abbiamo vissuto. La mia mamma dice, che quando sono nata, ero una stupenda bambina bionda, sono nata talmente grossa che... bhè ha sofferto più del necessario, quando lo racconta, io ci credo, perchè quel (grossa) non mi ha mai lasciata e mi ha condizionata, per il resto della vita.
venerdì 13 agosto 2010
Buon compleanno! Meravigliosa mamma!
La mamma è sempre la mamma e su questo non ci piove. Lei è unica, speciale, per me sempre presente, un porto sicuro in cui approdare. Adoro la mia mamma con i suoi pregi e i suoi molteplici difetti. Lei superba e orgogliosa, presuntuosa e poco paziente, però affettuosa e generosa. A tratti bambina a tratti adulta cresciuta troppo in fretta, leonessa per la sua piccola famiglia e ferita in modo tremendo, quando la sorte le ha tolto prematuramente il più piccolo dei suoi cuccioli. A tanti dolori, a tante avversità è riuscita a sopravvivere, ciò che non uccide, aiuta a diventare più forti. Auguri cara mamma! Meravigliosa, caparbia e tremenda mamma, che vuole fare la severa senza riuscirci mai.
martedì 10 agosto 2010
QUANDO NACQUE UN ANGELO (in ricordo della mia sorellina Maria Vittoria)
I
Dalle finestre aperte mi arrivano le dolci note di un valzer, è la festa del fante, che si svolge nel cortile dell'oratorio. Si balla si canta e si mangia. le coppie volteggiano sulla pista e la musica mi fa sognare. Chiudo gli occhi e mi lascio cullare da quel valzer. Che bello sognare ad occhi aperti e tornare indietro nel tempo, tanto indietro, fino a quando le immagini sembrano ingiallite, come le foto racchiuse in un vecchio album. Che bella festa quando è nata la mia sorellina! Era il lontano ottobre 1955. Rammento che noi bambini aspettavamo fuori dalla porta di casa, era proibito entrare, l'ostetrica era arrivata da poco, ai tempi c'era l'uso di partorire in casa e raramente si andava all'ospedale. L'attesa e la curiosità era tanta, ed io vivace più di tutti, ebbi la brillante idea di arrampicarmi, fino ad arrivare alla finestra, per fortuna bassa, però non feci in tempo e vedere nulla, che dall'interno si spalancarono le ante, uscì una mano e mi arrivò un sonoro ceffone, che mi fece cadere all'indietro. Finì così la mia curiosità, di vedere come nascevano i bambini. Dicevano che li portava la cicogna, ma noi piccoli con il naso in su aspettavamo da un pezzo l'apparire di questa fantomatica cicogna con il fagotto nel becco, ma giustamente, scrutavamo il cielo inutilmente, ecco perchè la mia brillante idea di curiosare dalla finestra.
Quando ci fecero entrare per conoscere la nuova sorellina, della cicogna non c'era nemmeno l'ombra, da dove era arrivata quella piccola? Se la porta era chiusa e noi eravamo proprio fuori dall'entrata? La curiosità era tanta e mi facevo mille domande giustamente senza nemmeno una risposta decente. Comunque, da qualsiasi parte fosse arrivata, era la più bella bambina che avessi mai visto. Mi innamorai di lei, sin dal primo istante che la vidi!
Dalle finestre aperte mi arrivano le dolci note di un valzer, è la festa del fante, che si svolge nel cortile dell'oratorio. Si balla si canta e si mangia. le coppie volteggiano sulla pista e la musica mi fa sognare. Chiudo gli occhi e mi lascio cullare da quel valzer. Che bello sognare ad occhi aperti e tornare indietro nel tempo, tanto indietro, fino a quando le immagini sembrano ingiallite, come le foto racchiuse in un vecchio album. Che bella festa quando è nata la mia sorellina! Era il lontano ottobre 1955. Rammento che noi bambini aspettavamo fuori dalla porta di casa, era proibito entrare, l'ostetrica era arrivata da poco, ai tempi c'era l'uso di partorire in casa e raramente si andava all'ospedale. L'attesa e la curiosità era tanta, ed io vivace più di tutti, ebbi la brillante idea di arrampicarmi, fino ad arrivare alla finestra, per fortuna bassa, però non feci in tempo e vedere nulla, che dall'interno si spalancarono le ante, uscì una mano e mi arrivò un sonoro ceffone, che mi fece cadere all'indietro. Finì così la mia curiosità, di vedere come nascevano i bambini. Dicevano che li portava la cicogna, ma noi piccoli con il naso in su aspettavamo da un pezzo l'apparire di questa fantomatica cicogna con il fagotto nel becco, ma giustamente, scrutavamo il cielo inutilmente, ecco perchè la mia brillante idea di curiosare dalla finestra.
Quando ci fecero entrare per conoscere la nuova sorellina, della cicogna non c'era nemmeno l'ombra, da dove era arrivata quella piccola? Se la porta era chiusa e noi eravamo proprio fuori dall'entrata? La curiosità era tanta e mi facevo mille domande giustamente senza nemmeno una risposta decente. Comunque, da qualsiasi parte fosse arrivata, era la più bella bambina che avessi mai visto. Mi innamorai di lei, sin dal primo istante che la vidi!
La grande rabbia.
Il caldo soffocante mi proibisce di dormire, passo da una terrazza all'altra, senza trovare refrigerio.
Guardando il cielo, non riesco nemmeno a contare le stelle, sono tutte sparite sotto la cappa di calore che non fa respirare. Ecco che arrivano i pensieri, ne ero certa! I ricordi sono quelli che più mi attanagliano e mi martellano nel cervello. Lo immaginavo che appena avrei lasciate libere le miei cellule grige, sarebbero subito corse al ricordo di lei. Chissà perchè, mi viene in mente questa parentesi triste della mia vita da collegiale, ed ora che mia sorella non c'è più e ancora più triste e malinconica.
Era passato appena qualche mese da quando eravamo arrivate dalla lontana Sicilia. Il collegio di Como era per noi due (io e mia sorella) un'esperienza nuova che ci aveva frastornate entrambe. Una mattina dopo colazione, eravamo in cortile ad aspettare l'appello per entrare ognuno nelle rispettive aule. Io come al solito guardavo dalla parte delle piccole delle elementari, per vedere la mia sorellina, vederla mi avrebbe rinfrancata per tutto il giorno. Non c'era! cominciai a cercarla con lo sguardo senza vederla da nessuna parte. D'istinto, sollevai lo sguardo verso quelle che erano le finestre del dormitorio e la vidi, là! Dietro i vetri piangente e disperata. Qualche cosa di bianco le copriva i suoi meravigliosi riccioli castani. Scappai di corsa fuori dal cortile, salendo i gradini a quattro a quattro, entrai nel dormitorio e la vidi ancora dietro i vetri. La chiamai e quando si girò, mi resi conto che quelle che aveva in testa erano le sue mutandine, le chiesi cosa fosse successo e lei fra le lacrime mi disse che gliele aveva messe in testa la suora ancora bagnate, perchè si era fatta la pipì addosso, per mortificarla davanti alle altre compagne. Era diperata per la vergogna. L'abbracciai cercando di consolarla. La rabbia, anzi la collera tremenda che mi assalì, non la so descrivere, l'impulso fu di picchiare quell'arrogante ed insulsa suora, che fra l'altro era pure piccola e brutta, ma non potevo, avrei rischiato di farle diventare antipatica ancora di più la mia piccolina che hai suoi occhi aveva il torto come me, di essere meridionale. Quell'episodio, non l'ho mai dimenticato e nemmeno la mia sorellina. In tutti i miei anni di collegio, non rivolsi mai più la parola a quella monaca, che si definiva una serva del Signore, invece era cattiva e altamente razzista e non si faceva scrupolo di farlo notare e quando lo diceva, aveva quel risolino da ebete, che mi faceva tanto arrabbiare. Quel ricordo e l' amara mortificazione di quel dolce angioletto, i suoi meravigliosi occhi pieni di lacrime che trasparivano tutta la sua disperazione e la sua tristezza, sopratutto ora che non c'è più, mi fa ancora piangere calde lacrime e mi fa sembrare quel brutto capitolo della nostra vita, ancora più triste e pieno di malinconia! Cerco di cancellare quegli amari momenti, perchè so che mi fanno ancora male, ma non è facile, ogni tanto da un angolino della mia memoria ritornano, ed io li ricordo, come se fosse successo ieri.
Certo magari un castigo per insegnare va anche bene, ma mortificare in quella maniera così cattiva, una bimba di sei anni e per di più in un ambiente nuovo, lontana dalle sue abitudini e dal suo paese, io non lo concepivo allora e non lo concepisco nemmeno adesso!
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