domenica 23 agosto 2009

Mini diario dell'agosto1998




Mettendo in ordine l'armadio, mi è venuto fra le mani uno dei miei vecchi diari, sfogliandone uno, cominciai a leggere e alcune pagine parlavano di ricordi a me cari, perchè irripetibili. Alcuni ci tengo tanto a trascriverli, quì nel mio blog, per rivivere quella piccola avventura inaspettata che sono certa non rivivrò mai più.
Mia figlia era sposata da tre mesi e dopo il viaggio di nozze a Santo Domingo, avevano lei e suo marito prenotato un'altra piccola vacanza, sulla costa azzurra, in una località chiamata Cap d'Agde, dove si trovava il piccolo residence di mia sorella M. Vittoria. Poi per un lavoro improvviso mio genero non ha potuto partire, e mia figlia gentilmente mi ha invitata a partire con lei dal momento che i posti prenotati erano due. Non avevo mai preso un aereo e in verità l'idea non mi andava affatto, però lei ci teneva talmente tanto che le dissi di si. In casa scommettevano tutti che mai e poi mai avrei preso un aereo, ed io per non dargliela vinta, mi sono armata di ansiolitici ed ho preparato la valigia, per buttarmi in una nuova esperienza, quella di prendere l'aereo! Continua..........

Domenica16 agosto1998 continua......



Mai avrei pensato che a 50 suonati, sarei riuscita a salire su un aereo, questo giorno è da ricordare, l'esperienza comunque è stata positiva, sono sopravvissuta. In compenso per due ore di aereo, ne abbiamo sprecate 10 fra un treno e l'altro, essendo Cap D'Agde scomoda da raggiungere. Invece prima con il treno partendo dalla Svizzera era più semplice. Fra un'anticamera e l'altra nelle varie sale d'attesa delle stazioni, non avendo nient'altro da fare, seguivo con lo sguardo le persone che frettolosamente mi sfilavano d'avanti, una marea di gente di tutte le razze e di tutti i tipi, belli, brutti, bianchi, neri, alcuni ridicoli, in poche parole di tutto. Osservando tutti quei strani personaggi, pensavo quanto fosse sottile il filo fra normalità e anormalità, poi educati pochi, maleducati tanti, ma d'altra parte come dice il proverbio, il mondo è bello proprio perchè è vario.
Quando il taxi ci portò al "Nauticap"(il nome del residence) era già molto tardi. Entrare nell'appartamento per me non è stato facile, rivedere quell'ambiente dove due anni prima ero stata con mia sorella M. Vittoria è stato doloroso, tutto era rimasto come allora, nell'aria potevo quasi sentire ancora il suo profumo, ogni cosa, Il colore dei divani, dei copriletti, delle tende, tutto parlava di lei, spalancando le finestre, guardai l'insegna del negozio dove andavamo a fare la spesa e poi accanto il ristorante che conoscevo benissimo, dove mi obbligava a mangiare delle enormi insalate, rimproverandomi sempre per il mio sovrappeso, cara sorella, lei così magra e alta da sembrare una statua, mentre io al suo confronto ero larga e tracagnotta. A letto non riuscivo a prendere sonno, pensavo alla stranezza della vita, niente resta al suo posto, perchè c'è sempre il destino che decide in modo definitivo. Finalmente la stanchezza mi fece sprofondare in un sonno profondo. Continua.......

Lunedì 17 agosto 1998 continua.......



Il viaggio ci aveva fatto stancare più del dovuto, ci siamo svegliate molto tardi e dopo una doccia rigenerante, un bel riso giallo pomodori e mozzarella, siamo andate al mare. Data l'ora tarda, la spiaggia era già gremita di gente. Ricordo che mia sorella mi diceva sempre, che Cap D'agde era una cittadina nuova, per lo più frequentata da tedeschi e francesi, incontrare un'italiano era difficile, c'eravamo appunto soltanto noi. L'atmosfera era totalmente diversa dalle spiagge italiane. Donne che esibivano un seno ineccepibile, mentre altre avrebbero fatto meglio a nascondersi, con delle bistecche penzolanti inguardabili. Uomini che mostravano un'abbronzatura perfetta e bimbi biondissimi stupendi. Fra questo sfilare di stranieri, spiccavo io appena arrivata, bella florida e bianca come una mozzarella, chissà perchè mi sentivo tanto una mosca bianca, che galleggiava in una tazza di cacao. Dopo cena abbiamo fatto una lunga passeggiata, non camminavo così tanto da anni, quante volte avevo percorso quel lungomare allegramente con mia sorella, con i bambini che ci trotterellavano a fianco e le musiche delle orchestrine che si confondevano con il rumore del mare e delle piccole onde che s'infrangevano sui fianchi delle barche sembrava ci facessero compagnia. Ora ripercorrevo quel lungo mare con mia figlia, era bello, ma ci mancava qualche cosa. Continua....

Martedì 18 agosto 1998 continua.........




Di buon mattino, ci siamo alzate e uscite, prima che il sole cominciasse a friggerci il cervello, per andare alla stazione di Agde, per informarci degli orari del ritorno. per chi non era automunito come noi, l'alternativa era un pullman di linea che faceva la spola fra stazione, villaggio e viceversa. Impresa extra terrestre, era stracarico di gente, ad ogni fermata ne salivano tanti, ma chissà perchè ne scendevano pochi, per non parlare dei bagagli. Già alla fermata l'attesa era stata animata dalla lite di due mogli di un arabo, con rispettivi numerosi figli, cose da non credere, impossibile far finta di non sentire, urlavano in francese come due oche starnazzanti, si davano delle pazze a vicenda, "culture d'altri mondi". Dopo l'informazione sugli orari abbiamo fatto anticamera in stazione, ore ed ore, fra mosche e un odore nauseante di cacca, siamo uscite all'aperto, ma fuori dalla stazione, non era certo meglio, quell'odore era così forte, che io e mia figlia ci siamo controllate la suola delle scarpe, sia mai, magari avessimo schiacciato qualche ricordino di qualche cane con la padrona raffinata. Comunque ho notato, come l'incuria della stazione, e la mancanza di più pullman, facesse un po a pugni con l'eleganza dei villaggi lungo la costa, stracolma anche di casinò, bub e night di lusso, evidentemente, la stazione faceva parte di un'altra parrocchia, magari diciamo così.......più indigente, continuavo a ridere come una cretina, se no mi sarei messa a piangere. Dopo quell'incubo, finalmente a casa mi sono rilassata, mentre Katia è andata nella piscina sotto casa annessa al residence, per una buona nuotata. Di sera non siamo uscite, ma abbiamo passato l'intera serata chiacchierando, giocando a carte e facendo parole crociate. Continua......

Mercoledì 19 agosto 1998 continua..........




Finalmente siamo riuscite ad andare al mare di buon mattino, così abbiamo potuto scegliere il posto vicino all'acqua. Quando c'era mia sorella, solitamente avevamo la cabina e il posto fisso sulla spiaggia, con ombrellone, sdraio, lettini ecc... Ma ora non frequentando assiduamente, non aveva nessun senso prenotare l'arredo da spiaggia. Quella mattina appena arrivate, ci siamo rese subito conto che il mare era molto mosso e freddo e il vento portava via gli ombrelloni. Guardandomi intorno, notai vicino a noi una famiglia di quattro persone, il padre e quella che doveva essere la madre, erano due marcantoni enormi, sembravano armadi a sei ante, i due figli non erano da meno, anch'essi enormi, osservai subito con enorme dispiacere che erano ritardati. Dopo il primo momento di imbarazzo, scoppiai a ridere di gusto non per loro, ci mancherebbe altro! Ma per ciò che avevo pensato. Dato la mia vicinanza a quelle persone e la mia grossa taglia, potevamo sembrare tutti una famiglia, ridevo così forte che mi sentivo persino in imbarazzo, ma non riuscivo a smettere e fra le risate e il tentativo di fare una buca più profonda per piantare meglio l'ombrellone che il forte vento non lasciava in pace, sembravo io una ritardata, alla fine rinunciai all'impresa, così con una mano reggevo l'ombrellone e con l'altra tentavo di sfogliare il giornale come se nulla fosse. Mia figlia assisteva alla scena ridendo mi disse che in quella posizione sembravo un paralume. Comunque siamo rimaste poco, il vento ci riempiva di sabbia e la sentivamo anche in bocca. Nel pomeriggio, Katia è andata ad arrostirsi al sole in piscina, io sono rimasta in casa, in verità non amo tanto il sole. In serata siamo andate a fare la spesa e abbiamo telefonato a casa in Italia. Dopo cena ci siamo allungate sul letto ad oziare, con le gambe ciondolanti discutendo fra noi e godendoci questa breve vacanza extra, piovuta dal cielo. Continua.........

Giovedì 20 agosto 1998 continua........



Anche questo giorno era ventoso come il precedente, il mare era freddo, ma siamo andate ugualmente in spiaggia. Fra la moltitudine di gente, c'erano tanti bambini e tanto belli, mi sono seduta sotto l'ombrellone ad osservarli, vivaci ma educati, autonomi e pieni d'allegria. Il metodo di educazione in Francia è molto diverso dal nostro, il loro è decisamente migliore, ed ottengono ottimi risultati. Le mamme non hanno l'apprensione di noi chiocce italiane, e i bimbi crescono in piena autonomia. Nel pomeriggio abbiamo fatto una capatina al casinò, Penso sia stata la visita più veloce che la casa da gioco abbia mai ricevuto, in cinque minuti abbiamo perso 50 franchi e siamo uscite ridendo a crepapelle perchè pensavamo che se fossimo rimaste, a quel ritmo, saremmo uscite sistematicamente con il sedere di fuori e siccome non era il caso abbiamo optato, (dal momento che era presto), per una lunga passeggiata, praticamente tutto il giro del porto, meraviglioso! Il villaggio non ancora ultimato, con i suoi mille colori si rifletteva nelle limpide acque del mare, che faceva dondolare centinaia di barche dalla linea elegante a testimonianza di un benessere, non alla portata di tutti. (Il mio fuoribordo non c'era, era ricoverato nella rimessa per un malore improvviso) Meglio scherzare! Arrivati a casa, i miei poveri piedi non abituati, fumavano incavolati neri. Continua........

venerdì 21 agosto 1998 continua.......




Dopo quasi una settimana e quando mancava poco alla fine della mini vacanza, come un'oca mi sono scottata. Purtroppo il forte vento mi ha tradita, ed ora sulla mia schiena si potevano friggere le uova, avevo il petto rosso e come tale bruciava enormemente. Potevo dire addio al mare, in quelle condizioni neanche pensarci di espormi al sole, fosse anche sotto l'ombrellone. In serata siamo andate nelle cabine sotto casa e mentre Katia parlava con suo marito, io in un'altra parlavo con i miei gemelli. Che gioia sentire i miei ragazzi, la loro voce mi riempiva di tenerezza, io sono una di quelle mamme italiane come dicevo prima, "mamme chiocce" e mi va bene così, non riuscirei ad essere diversa nemmeno se lo volessi. Per quella sera ci siamo concesse il ristorante, io feci la mia entrata nalla sala, stinca da sembrare imbalsamata, perchè ad ogni minimo movimento, la scottatura mi faceva saltare dal dolore. Quando al tavolo arrivò il cameriere per le ordinazioni, mi sembrò di sentire mia sorella che diceva in francese: pour elle steck avec des salade, sorellina adorata, aveva sempre la fissazione che se ingrassavo ancora mi sarebbe venuto un'infarto, io la lasciavo fare, perchè il suo comportamento lo sentivo come una dimostrazione d'amore e d'affetto nei miei riguardi. Scacciai quasi subito quei tristi pensieri, mi rivolsi al cameriere e ancora una volta ordinai, bistecca e insalata, proprio come voleva lei. continua.....

Sabato 22 agosto 1998 Fine.....



La piccola vacanza, volgeva al termine, mia figlia ha voluto fare una capatina nelle piscine sotto casa per un ultima nuotata. Dalla finestra della veranda potevo vederla, attorno alle vasche c'era un brulicare di gente, con il mare grosso gli abitanti del residence, approfittavano della piscina, per non rinunciare ad un buon bagno. Io in casa mi leccavo le ferite, sembravo un peperone arrostito e mi conveniva rimanere al fresco, intanto ne ho approfittato per riordinare la casa e preparare i bagagli. Di per se non era stata una vacanza sopra le righe, ma per me è stata molto importante. A Cap D'Agde andavo solo con mia sorella e i bambini. Le strade, i negozi, il casinò, il porto, i bar e i pub con le innumerevoli orchestrine tutto mi riportava a lei.
L'indomani di buon mattino siamo partite, prima di chiudere, detti un ultimo sguardo tutt'intorno, simbolicamente salutavo con la casa, la mia sorellina adorata, quanto mi mancava! Lasciavo un pezzetto del mio cuore fra quelle mura, come per farle compagnia. Avevo come la sensazione che quella casetta non l'avrei rivista mai più. La mia sensazione in seguito si è rivelata giusta, perchè mio cognato, con grande dolore, poco tempo dopo l'ha messa in vendita e Cap D'Agde per noi è rimasto solo un grande ricordo di tempi felici, pieni di allegria e di gioia di vivere.
Il viaggio di ritorno è stato meno caotico dell'andata e quando atterrammo a Linate, c'era mio genero ad attenderci. Così si è chiusa la piccola parentesi di una vacanza, capitata soltanto per caso e la ricorderemo, sopratutto perchè per la prima volta, Assunta si è fatta coraggio ed ha messo piede su un aereo! Fine!

sabato 22 agosto 2009

L'acqua. la sorgente della vita.




Nella vita di tutti i giorni, succede sempre un qualche cosa, che inevitabilmente, mi porta con la mente ad altri avvenimenti molto più lontani, di una vita ormai passata. Quante volte vorrei chiudere gli occhi per poi riaprirli e ritrovarmi nella mia vecchia casetta su quella cara collina tutta fiorita, dove correvo felice baciata dal sole fra i mille profumi che la natura emanava. La settimana scorsa, per un guasto improvviso, tutta la nostra cittadina è rimasta senz'acqua, allarmismi sacrosanti, anche perchè con il caldo insopportabile l'acqua è indispensabile. Però come dicevo prima, tutte queste grandi comodità da piccola non li avevo, eppure anche allora c'era bisogno della cara acqua, bisognava pur bere, lavarsi, cucinare, in casa non c'era, ma non ci si perdeva d'animo e ci si industriava alla grande, con piccoli lavori d'ingegneria degni di un grande architetto. Accanto alla casa c'erano i canaloni, i così detti fluviali, i quali nei giorni di pioggia incanalavano l'acqua piovana, che poi fuoriusciva andando a perdersi nel terreno. Ed ecco l'ingegno! segando l'ultimo pezzo di ogni canale e posizionando sotto delle enormi tinozze d'alluminio, l'acqua scendendo, non si sprecava più, ma andava a riempire gli enorme recipienti, era acqua piovana pura e cristallina e veniva usata per tutto, fuorchè bere. Per dissetarsi invece, dovevamo scendere un po più a valle, immersa nei campi di papaveri e all'ombra degli alberi di pesco c'era una piccola casetta, dove all'interno in un angolo campeggiava una fontanella dalla quale attingevamo l'acqua potabile, fra un gioco e l'altro noi bambini riempivamo i recipienti e portavamo l'acqua a casa. alcune volte andavamo con le pentole e siccome erano scomode da portare, gli adulti avevano messo una corda sapientemente legata fra i due manici della pignata come una valigetta, così il trasporto era facilitato. Quanti giochi in mezzo all'acqua, ci bagnavamo fino alle ossa, mai un raffreddore, eravamo sani e pieni di vita. Poi con l'avvento dell' acqua in casa, anche la fontanella andò in pensione. la casetta è rimasta deserta ma sempre in piedi per ricordarci che una volta se volevemo bere, dovevamo passare di la.

giovedì 13 agosto 2009

Il caro vecchio mattone







In questo mio piccolo blog ho parlato di tutto, sopratutto dei ricordi della mia ormai lontanissima infanzia. Quante cose c'erano e ora non ci sono più, sono sparite nell'oblio del passato, un passato antico che sapeva di umiltà di calore umano, di giochi felici e spensierati, di adulti severi ma affettuosi. Appunto dicevo, in questo blog dove ho parlato di tutto, non poteva mancare il mattone. Cos'era il mattone? Lo dice la parola stessa era un rettangolo d'argilla, per intenderci quello impiegato anche nella costruzione delle case. La mamma lo metteva sul fuoco, e quando diventava caldissimo, lo avvolgeva in più strati di stoffa e lo metteva sotto le coperte in fondo al letto, quando si andava a letto nelle sere d'inverno, lo si trovava caldo e ti avvolgeva quel bel tepore che sembrava un'abbraccio. Si cercava di arrangiarsi con i pochi mezzi a disposizione, ma il risultato era stupefacente, da sollevare l'invidia persino dello scaldino più all'avanguardia. Caro mattone d'argilla non aveva costi, non consumava gas, non consumava corrente, ma donava il suo calore completamente gratis. Chi lo usa più ormai, oggi ci sono gli eleganti scaldini elettrici, le coperte termiche, le lenzuola di flanella, i lussuosi piumini. Però l'umile mattone ha fatto il suo dovere, quando non c'era altro per scaldarsi, quindi è degno di entrare a far parte del mondo tecnologico, diciamo...... come pioniere!

venerdì 7 agosto 2009

Quando i ferri da stiro andavano a carbone.








Guardo sconsolata la biancheria nella cesta, che aspetta di essere stirata. E' un lavoro che non amo particolarmente, pensare che ho un bel ferro con caldaia super tecnologico, manda un vapore così intenso che è una meraviglia, dò ancora un'occhiata alla biancheria, che mi guarda aggrinzita, come per dirmi: allora ti decidi? Mi soffermo a pensare agli anni passati, quando quella poveretta della mia mamma e tutte le altre massaie dell'epoca, stiravano con il ferro che andava a carbone. Oggi questi antichi attrezzi, sono andati in pensione e alcuni fanno bella mostra di se soltanto come soprammobili. A quei tempi, non c'era la corrente elettrica e quindi quel ferro da stiro a carbonella, rappresentava l'unica maniera per stirare. Era molto pesante, aveva l'impugnatura in legno, la brace veniva introdotta dall 'alto, e dovevano essere pezzi di carbone abbastanza grossi, altrimenti la cenere fuoriusciva bruciando la biancheria. Quanta fatica povere donne, cambiare continuamente la brace, stirare e stirare. Rammento che quando la mia mamma stirava, mentre noi bambini giocavamo, lei aveva l'abitudine di cantare allegramente, cosa avesse da cantare stirando, non l'ho mai capito. Poi c'era un altro tipo di ferro, molto più piccolo tutto compatto, si faceva scaldare sul fuoco e sul manico rovente si avvolgeva uno straccetto per non ustionarsi. Quanta acqua è passata sotto i ponti da allora. Poi con l'avvento dell'energia elettrica, come in tutte le cose si è passato a ferri da stiro tecnologicamente sempre più all'avanguardia e sempre più perfetti. Ma anche con la perfezione, ho tanto rispetto per le fatiche antiche, ma io ugualmente, non amo stirare!